SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO IL CUGGINO DEL CLIENTE

Tutti i clienti degli architetti hanno almeno un cuggino (rigorosamente con due “g”, per distinguersi dagli altri cugini del mondo) che ha idee migliori dell’architetto, conosce meglio le esigenze della committenza (in quanto parente) e gode della sua fiducia illimitata.

L’architetto contemporaneo italiano, per competere con il cuggino, dovrebbe vincere questi tre confronti improbi, per questo motivo si tratta di una sfida impossibile.

Il cuggino del cliente rappresenta tutte quelle figure alternative che contrappongono la loro proposta a quella dell’architetto. Potrebbe trattarsi anche di un nipote, uno zio, un amico caro, un mastroperaio ecc…, a dimostrazione che l’architetto è una figura professionale surrogabile, basta solo un po’ di fantasia e intraprendenza.

Il cuggino del cliente ha questa caratteristica: non è un architetto, è già un lusso se sta ancora studiando per diventarlo. Se fosse un architetto, giustamente potrebbe prendersi lui l’incarico e la faccenda sarebbe chiusa là. Più frequentemente è un lettore di “Cose di casa” o “Casa facile”, a volte ne è persino abbonato. In altri casi si è formato con videocorsi di “Cerco casa” o “Case da sogno”. In casi di cuggini mastroperai si confida su esperienze ventennali di ristrutturazioni condominiali che valgono quanto 5 lauree in architettura, 2 master e 1 tirocinio presso il RPBW. Particolarmente temibile è il caso del cuggino ingegnere, quasi sempre elettronico o navale, che in quanto in possesso di laurea specialistica tecnica è infallibile a prescindere.

In genere avviene questo.

L’architetto riceve un incarico di progettazione. Dopo giorni e giorni di lavoro matto e disperato, sopralluoghi, misurazioni e telefonate, quando pensa di essere pronto, convoca il cliente nel proprio studio. Qui, attraverso una serie di slide, tavole A0, render, animazioni, analisi dei materiali e preventivi di spesa, mostra la proposta al cliente che, nel frattempo, con timidi cenni di assenso del capo, sembra approvare.

Al termine della presentazione, il cliente, dopo un eloquente pausa, estrae dalla tasca un foglio spiegazzato di quaderno, a quadretti, sul quale il famigerato cuggino ha disegnato una piantina quasi in scala con un progetto (anzi un proggetto, notare che il numero di “g” è sempre proporzionale alla pericolosità dell’elemento) a volte persino corredato dalla disposizione degli arredi e qualche misura interna.

E, tronfio, lo mostra all’architetto.

Questa nuova proposta progettuale contraddice, puntualmente e completamente, quella dell’architetto e contiene alcuni elementi ineseguibili quali la demolizione di pareti portanti, lo spostamento del bagno in una zona inservibile, scale e soppalchi privi di altezza, porte che non si possono aprire, oltre alla consueta gimkana tra corridoi, spigoli e ripostigli ricavati nei pilastri… . A volte nel proggetto del cuggino vengono introdotti anche ampliamenti volumetrici in base a fantomatiche leggi apprese “da internet”, sforamenti in parti comuni, scavi e sopraelevazioni come nella migliore tradizione abusivista della fine del XX secolo.

La sola esposizione del proggetto del cuggino del cliente provoca una scossa tellurica all’interno dello studio dell’architetto pari ad un 2.6 della scala Richter che causa la caduta del quadro della laurea e il crollo della libreria contenente la collezione di Domus dal 1996 al 2005. Inoltre per un inspiegabile fenomeno di autocombustione, prende fuoco lo storico manuale dell’architetto, conservato come una reliquia.

E’ in questo preciso istante che l’architetto prende coscienza di come la sfida contro il cuggino del cliente sia improponibile. Alcuni architetti, particolarmente tenaci, provano a combattere provando a spiegare, attraverso concetti rudimentali di statica, che demolire un muro portante sarebbe imprudente oltre che illegale e che la normativa “su internet” va appresa con benefico di inventario, ma si tratta di tentativi sterili che non intaccano le certezze del cliente.

Ma c’è un elemento che sconfigge definitivamente l’architetto: il proggetto del cuggino è gratis.

Anzi aggratis.

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