Sfide: l’architetto contro i vicini di casa

Quella contro i vicini di casa è una delle sfide più frequenti che ogni architetto deve affrontare durante la sua carriera professionale. Tecnicamente si tratta della variante selvaggia della sfida contro il condominio (vedi: L’architetto contro il condominio). Poiché,  in questo caso, a differenza della sfida contro il condominio, l’architetto deve affrontare la battaglia senza la mediazione dell’amministratore e senza l’ausilio di uno straccio di regolamento.

Con tali premesse, è evidente che la sfida contro i vicini di casa si configuri come una sfida all’arma bianca, combattuta secondo codici primitivi sul modello della “Legge della giungla”.

Quando l’architetto è in procinto di affrontare un lavoro in un agglomerato di case, naturalmente sprovviste di condominio, è buona regola informarsi su usi, costumi, stili di vita e caratteri di tutti i vicini. Per questa indagine a tappeto l’architetto si affida al committente al quale chiede se i suoi vicini possono creare dei problemi.

In genere il committente risponde che i suoi vicini “sono tutte persone perbene”. Considerare i vicini di casa “persone perbene” è una delle più grandi ingenuità della storia contemporanea. Le persone possono essere anche “perbene”, infatti, ma non quando sono “vicini di casa”. In taluni casi, già dal censimento dei vicini di casa si intuisce che effettuare qualsiasi lavoro sarà praticamente impossibile; così vi si rinuncia e si mette in vendita l’immobile. E l’architetto perde la commessa.

Secondo la scienza, il vicino di casa è al terzo posto nella classifica degli esseri viventi (animali e vegetali) più pericolosi presenti sulla terra. Secondo solo al cobra reale indiano e alla “Amanita Phalloides” (fungo anche detto “Angelo della morte”). Con la differenza che sia al cobra che al fungo si può scegliere di stare lontani, mentre il “vicino di casa”, è “vicino” per definizione e quindi fatalmente dannoso. Taluni vicini di casa si palesano solo nel momento in cui andrebbero effettuati dei lavori, prima di quel momento sono assolutamente sconosciuti e, probabilmente, sarebbero rimasti per sempre tali, se i lavori non ci fossero mai stati.

Secondo la statistica, ogni anno in Italia, l’85% dei lavori edili vengono condizionati, rallentati, a volte impediti a causa dei vicini di casa. Si tratta di una piaga, dall’effetto deterrente, appena pareggiata dai cavilli di qualsiasi piano regolatore tradizionalmente abbinati alle riduttive interpretazioni di qualsiasi famigerato funzionario dell’ufficio tecnico.

Come si combatte dunque la sfida contro i vicini di casa ? Siccome non esistono corsi di formazione ecco una breve guida, a beneficio dell’architetto.

Innanzitutto bisogna premettere che qualsiasi tattica si adotti, l’architetto avrà bisogno dell’aiuto e del conforto del committente e dei manovali. Nessun architetto, infatti, potrebbe da solo vincere la sfida contro i vicini di casa. Detto questo, esistono tre strategie:

  1. Strategia preventiva: Con largo anticipo sull’inizio dei lavori, si avvicinano tutti i vicini di casa e si preannuncia che si avrebbe (attenzione al condizionale!) intenzione di effettuare dei lavori e quindi, per qualche tempo, ci potrebbero essere alcuni disagi, ma certamente molto limitati sia nel tempo che nella misura e che, comunque, grazie a questi lavori ci sarebbe un miglioramento complessivo di tutto il caseggiato e che, soprattutto, si coglierebbe l’occasione per sistemare anche delle parti comuni, migliorandole sensibilmente e che, attenzione, le spese sarebbero tutte a carico dell’esecutore dei lavori.

Per applicare questa strategia occorrono grandi doti diplomatiche e dosi massicce di pazienza. Il rischio è che, in caso di vicini di casa particolarmente diffidenti e spiacevoli, i lavori non inizino neanche.

  • Strategia aggressiva: Non si avverte nessuno. Si inizia “a testa bassa”, da un giorno all’altro, alle 6 del mattino, senza preoccuparsi di nessuno, come se si intervenisse al centro del Sahara. Si serra il cantiere in maniera ermetica per impedire qualsiasi intrusione di estranei e si controbatte ad ogni protesta in maniera vigorosa, replicando alle intimidazioni con toni ancora più minacciosi, ricorrendo all’aggressione non solo verbale ma pure fisica, se occorre.

Per applicare il metodo aggressivo serve un’adeguata struttura fisica e modi non esattamente oxfordiani, fondamentale qui è l’apporto del capomastro che conosce anche dialetti o idiomi risalenti all’età del bronzo. In genere questo tipo di strategia dirime ogni dubbio nel giro di pochi giorni. O silenziando definitivamente tutti i vicini di casa o provocando l’arrivo delle forze dell’ordine che traggono in arresto tutti, oltre che per potenziali abusi edilizi, anche per il reato di rissa aggravata e violenza privata.

  • Strategia compensativa: Si iniziano i lavori all’insegna del “low profile”, con un cartello di scuse preventive ed effettuando solo operazioni preliminari, in attesa delle inevitabili visite dei vicini di casa che vengono accolti con ipocriti sorrisi di cortesia e generose tazzine di caffè. Altri vicini di casa vengono invece fatti oggetto di premurose visite contestuali che a volte sfociano in vere e proprio sedute di psicoterapia ed autoconvincimento. I lavori avanzeranno quindi in funzione delle ingerenze e degli umori dei vicini di casa che, se necessario, vengono silenziati con benevolenze contingenti, tipo piccole riparazioni, consulenze e promesse di futuri favori, ovviamente tutte a spese del committente.

Si tratta di una strategia all’insegna della saggezza, che contempla grandi qualità di astuzia e scientifica programmazione. Solitamente questo tipo di approccio è quello con maggiore possibilità di successo, anche se allunga di molto i tempi d’esecuzione, con esborsi economici imprevedibili.

E pazienza se, per vincere la sfida, si è costretti a sistemare casa a tutti i vicini.

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Altre sfide dell’architetto: contro il rinnovo della firma digitale

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