SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO L’UFFICIO TECNICO COMUNALE

utcL’Ufficio Tecnico del Comune (da ora UTC), inteso sia come luogo fisico che ideale, è uno degli avversari più ostici per qualsiasi architetto. Una volta non era così: fino a una decina di anni fa l’UTC era un posto persino accogliente, governato autocraticamente da un geometra, perfettamente in grado di fare tutto da solo: rilasciare concessioni, fare fotocopie, dispensare informazioni riservate, ammorbidire leggi troppo rigide, occultare documenti scomodi, modificare date e truccare certificati, a volte persino trasformare in edificabili terreni vincolati e battere moneta. Il geometra viveva là, cibandosi di avanzi di colazioni consegnate dal bar e dormendo su una poltrona-letto occultata dietro al mobile dei condoni edilizi. All’architetto bastava quindi farselo amico, o corromperlo, per risolvere ogni problema.

Viceversa, se il geometra teneva sulle palle l’architetto, per lui era finita.

Da qualche anno, negli UTC le cose sono notevolmente peggiorate.

I geometri si sono pensionati o estinti e al suo posto sono stati assunti giovani neolaureati che vengono investiti di poteri assoluti dall’oggi al domani, a fronte di stipendi da fame. Naturalmente fargli apporre una firma è quasi impossibile, è per questo che l’autocertificazione si sta facendo largo.

Le uniche cose rimaste identiche nell’UTC sono: la puzza di carta ingiallita, il plotter che nessuno sa usare parcheggiato in un angolo e la cartografia sulla quale il geometra, nel 1984, aveva disegnato un suo progetto rivoluzionario per la città, con l’uniposca, purtroppo incompreso.

La prima sfida per l’architetto è farsi ricevere dal responsabile dell’UTC. Trattandosi di un impiego part-time, questi si produce in rare e fugaci apparizioni ma solo se insistentemente invocato, come la Madonna di Medjugorie; è possibile parlargli tra le 13 e le 13.10 del primo giovedì del mese o dopo le 20 dei Sabato con la luna piena.

In tutti gli altri orari, il capo dell’UTC è impegnato a concedere coattivamente concessioni agli amici dei politici, fare consulenze a molestatori raccomandati oppure è fuori con i carabinieri (o la Forestale, o la Guardia di Finanza, o la polizia ecc.) a fare sopralluoghi per presunti abusi edilizi.

Per essere ricevuto, l’architetto si sottopone ad interminabili sedute in sala d’attesa durante le quali, per ingannare il tempo, intrattiene rapporti amicali con altri architetti altrettanti disperati o dispensa pareri gratuiti a sciagurati cittadini. Attualmente nelle sale d’attesa degli UTC possono nascere meravigliose amicizie. Dopo qualche settimana c’è chi porta il thermos con il caffè, le paste o le carte del Burraco.

Ovviamente è praticamente impossibile parlare al telefono con l’UTC, da qualche tempo sono state installate delle apposite segreterie telefoniche che funzionano da perfette deterrenti, tipo quelle di SKY.

Quando un architetto riesce a farsi ricevere nell’UTC, viene accolto con diffidenza, invitato a sedersi lontano da qualsiasi casellario e guardato a vista da un vigile urbano presente sul posto, o, se non è possibile da alcune telecamere di videosorveglianza. L’architetto può così parlare al responsabile dell’UTC, ma velocemente, alternandosi alle immancabili chiamate sul cellulare, sul fisso, sull’interfono interno o dalla stanza accanto.

Tecnicamente qualsiasi domanda ponga l’architetto all’UTC, la risposta è sempre “no”.

Se, faticosamente, l’architetto riesce a strappare qualche “si”, dopo un paio di settimane il nuovo responsabile, subentrato, li tramuterà in perentori “no”.

Considerate le difficoltà di comunicazione, non è raro che gli architetti ricevano lettere cartacee dall’UTC. Solitamente per informazioni di poco conto si ricorre ad affrancature semplici, mentre la ricezione di una raccomandata allarma l’architetto tanto da dedicarle la stessa cautela che userebbe con una busta contenente antrace. Le comunicazioni via PEC, invece, sono piuttosto rare, impersonali e solo per comunicare notizie di nessun rilievo, a testimonianza di una certo scetticismo da parte dell’UTC verso la tecnologia.

Comunque, fin qui ricadiamo nelle consuete problematiche burocratiche, ma l’UTC ha un’altra arma non convenzionale da sprigionare contro l’architetto: l’effetto tempo.

La dimensione temporale degli UTC, infatti, non corrisponde a quella del resto del pianeta. Gli ultimi calcoli posizionano gli UTC nella galassia di Vega dove un anno solare dura circa 12 anni solari della Terra. Per cui, mentre fuori, nel mondo comunemente abitato, accadono cose, la gente si riproduce, invecchia, muore, deve pagare le bollette alla fine del mese e decine di altre imposte mensili, i cantieri edilizi si aprono, producono e chiudono con decine di operai ed artigiani che spostano quintali di materiale, macchine in movimento, consegne, discussioni, problemi da risolvere, forniture, pagamenti, gioie e dolori, nell’UTC non capita assolutamente nulla. Una totale assenza di azioni/reazioni, come in una dimensione parallela perennemente in attesa di non si sa cosa.

I fascicoli, ad esempio, rimangono immobili, uno sull’altro per anni, compiendo solo minimi spostamenti dovuti alla normale attrazione gravitazionale o al vento, in attesa di una mano divina o aliena che se ne occupi. Similmente, file da stampare e spedire restano archiviati in cartelle dedicate ma a loro volta archiviate in altre cartelle e sub cartelle, finché finiscono in altre battezzate, per distrazione, “nuova cartella” e là restano per sempre. Non è raro che gli UTC siano persino dotati di un archivio storico, composto da scaffali metallici arrugginiti disposti secondo un dedalo lungo il quale alcuni fattorini sono scomparsi e mai più ritrovati. Quando un documento finisce nell’archivio storico dell’UTC non è facile ritrovarlo. Indiana Jones preferirebbe rimettersi sulle tracce del Sacro Graal.

Molti architetti non credono più all’UTC, vi si recano solo se costretti e con lo stesso fatalismo con la quale affronterebbero una scommessa “2 fisso” per Juventus-Frosinone.

Per sconfiggere l’UTC, l’architetto ha un’unica chance: farsi assumere.

Ti sei perso le altre sfide dell’architetto ? Clicca sui link per recuperare!.

contro il cuggino del cliente

contro il ponte

contro l’avviso di garanzia

contro la cassetta di scarico del gabinetto

contro il condominio

contro l’unità esterna del condizionatore

contro la carta da parati

contro il tubo della pluviale

contro l’alluminio anodizzato

contro il pavimento senza “fuga”

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1 Comment SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO L’UFFICIO TECNICO COMUNALE

  1. Andrea 21 Ottobre 2018 at 17:01

    Caro archi il mondo è dei geometri, bisogna rassegnarsi. La battaglia è persa in partenza… se arrivi sul mercato con 10 anni di distanza rispetto a un diplomato geometra (che nel bel paese può fare tutto quello che fai tu e anche di più), dopo un percorso ad ostacoli memorabile per prendere la tua laurea in architettura, percorso di studi dove però tutti si sono guardati bene dallo spiegarti come si presenta una pratica edilizia o semplicemente come si redige un computo metrico… beh non rimane che buttarsi dall’altra parte. Buona fortuna a te!

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