IL BAMBINO GIGI

La festività preferita dal bambino Gigi è il Natale.

Ancora qualche anno fa era l’Epifania; ma con il trascorrere degli anni, si sa, i gusti cambiano.

Ora preferisce il Natale. Gli piace l’atmosfera, s’incanta dinanzi alle vetrine illuminate, lo appassiona la corsa ai regali, intona i canti gioiosi, adora il colore rosso che, infatti, indossa volentieri.

Gli piacciono pure le scarpe rosse: ne ha due paia.

I genitori del bambino Gigi sanno di questa sua preferenza e non mancano di sottolineare la festa, facendogli un regalo.

Già nei primi giorni di dicembre si mettono a caccia di indizi per scovare cosa desidera o, magari, di cui ha veramente bisogno. Quando sono certi di averlo scoperto, lo cercano nei negozi in giro per la città, anche chiedendo l’aiuto di altri parenti, avendo cura di non farsi scoprire.

Infine stipano il pacco ornato da un fiocco in fondo all’armadio della loro camera da letto.

Laddove il bambino Gigi non ha mai un motivo per sbirciare.

Ci tengono che sia una sorpresa.

Quest’anno il bambino Gigi non chiedeva nulla in particolare: sarà che adesso è innamorato.

Lei si chiama Nunzia, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, legge tanti libri ed è bravissima ad usare il computer. In questo periodo che non si possono incontrare, il bambino Gigi le manda tanti messaggi ai quali, però, Nunzia risponde raramente e sempre con grande ritardo.

Il sospetto, anzi il timore, del bambino Gigi è che Nunzia sia distratta da altri spasimanti, dai quali riceve ugualmente, tanti, messaggi.

E’ probabile che Nunzia ancora non sappia di quest’amore.

Ma il bambino Gigi non si da per vinto e, per questo Natale, ha deciso di farle un regalo. Ha raccolto una serie di poesie che ha scritto per lei e gliel’ha spedite con una lettera, insieme ad un biglietto d’auguri.

Ora aspetta che, da un giorno all’altro, Nunzia lo chiami per ringraziarlo e dirgli quanto sia stato dolce e romantico, dimenticandosi di tutti gli altri pretendenti. Tuttavia il Natale è trascorso già da due settimane e il bambino Gigi non ha notizie di Nunzia.

“E’ forse colpa delle poste?” si chiede il bambino Gigi.

“La lettera sarà andata dispersa? O, a causa di un postino distratto, giace sul fondo di un sacco rannicchiato nell’angolo di un ufficio di smistamento?”

Magari la lettera è già a destinazione ma Nunzia non l’ha manco letta. La tiene custodita in attesa di trovare il tempo di aprirla. Tormentato dall’incertezze, il bambino Gigi si strugge dinanzi ad una foto di lei.

Mentre la fissa in quella posa immobile, non è infrequente che alcune minuscole lacrime gli scorrano sulle guance fino a inumidirgli le labbra. Gocce che si affretta ad asciugare per non farsi scoprire.

Per distrarsi il bambino Gigi va a giocare a pallone.

E’ costretto a giocare da solo, in cortile. Sulla parete, tracciata con la vernice bianca, c’è ancora la porta che disegnò anni fa, il suo papà.

Il bambino Gigi gioca immaginando ci sia un portiere pronto tra i pali. Tira forte, più forte e vicino alle strisce che può, valutando che così il portiere non possa parare. E se talvolta gli pare che il pallone abbia colpito proprio il palo, lui si affretta a ribattere sulla respinta, prima che il portiere possa avventarsi sulla palla.

Così sogna il bambino Gigi di essere un campione dello sport. Fantastica di rilasciare interviste alla televisione e di firmare autografi ai tifosi. A volte sente anche il boato del pubblico che lo incita, le urla di gioia o di disappunto se segna o manca un goal da corta distanza.

Non è raro che sia egli stesso, ma a bassa voce, a fare il verso del pubblico.

Ma il bambino Gigi non si sottrae nemmeno ai suoi doveri.

Alle «robe serie», come dice sempre suo padre.

Ad esempio, il bambino Gigi ama leggere. In questo è sicuramente straordinario.

Appena può si sistema sulla sedia a dondolo del soggiorno e si immerge nella lettura. Impegnato così, assorto, lontano dal chiasso e da altre distrazioni come ad esempio la televisione o internet, perde la cognizione del tempo.

Per quanto i genitori spesso invoglino il bambino Gigi ad uscire un po’ di casa, sono fieri che legga con così tanto piacere e interesse.

Lo lodano con parenti e amici, mostrando la mole di libri che il bambino Gigi tiene da parte, pronti per una futura lettura o che ha appena terminato.

Il bambino Gigi vorrebbe dire che anche a Nunzia piace leggere, ma non può. Nessuno conosce questa Nunzia, gli farebbero troppe domande alle quali lui non ha nessuna voglia di rispondere.

Egli stesso raccoglie i suoi pensieri in una sorta di diario, che compila come fosse un romanzo. Nelle sue intenzioni, un giorno quel diario diventerà un libro che venderà migliaia di copie. Anzi centinaia di migliaia.

E’ da là che ha tratto le poesie per la sua amata. Anche se due di queste, in realtà, erano dedicate ad un’altra fanciulla; tuttavia, trattandosi di versi indefiniti, erano facilmente riciclabili.

Ovviamente si guarda bene dall’esibire questo diario. Se ne vergogna e non vuole che qualcuno gli rubi idea e trama.

Il bambino Gigi avrebbe desiderato un fratello, da utilizzare anche come portiere in cortile ma oramai si è abituato ad avere una camera tutta per sé e non è più il caso di chiedere ai genitori di provvedere. “Essere figlio unico ha anche i suoi vantaggi” pensa sovente.

Aveva anche altri desideri, ma crescendo si è accorto che è utile fare una selezione.

Ad esempio una volta voleva un cane. Desiderò una bici nuova, andare sulle montagne russe, essere più alto. Tutti desideri che sono stati accantonati.

Il bambino Gigi vuole bene ai suoi genitori, ma a volte preferirebbe che lo lasciassero in pace. Continuano a dirgli “fai questo, fai quello” e non mancano di rimproverarlo se commette, a loro avviso, degli errori.

“Smettetela di dirmi cosa devo fare!” si ribella lui.  

Sono così zelanti perché il bambino Gigi ha spesso la testa tra le nuvole.

Di notte, quando non riesce a dormire, si libera dall’ingombro delle coperte e si allontana dal letto.

Percorre l’intero corridoio per raggiungere la grande vetrata del soggiorno alla quale avvicina lo sguardo per guardare fuori.

Lo affascina l’arco naturale del cielo. Pur non conoscendo i dettagli del cosmo, strabuzza gli occhi per fissare le stelle in cerca del disegno delle costellazioni.

Ma ciò che lo incuriosisce, in modo particolare, è la luna.

Infatti un altro dei suoi sogni, forse il principale, è fare l’astronauta.

Lo desidera da quando ha visto le immagini dei primi uomini metterci piede.

“Quanto erano abili, forti e intelligenti quegli eroi!” pensa.

Auspica che potrebbe essere lui il prossimo.

Ma perché accontentarsi della luna che in fondo è già stata violata? E se il bambino Gigi fosse il primo uomo a posare il piede su Marte?.

Chiudendo gli occhi vede la scena: “Ha toccato” direbbe il telecronista e giù applausi e meraviglia da parte di milioni di persone incollate agli schermi televisivi.

Lui, sul suolo marziano, potrebbe pronunciare una frase ad effetto, anche migliore di quella che fu di Neill Armstrong. Anzi, ora che ci riflette, potrebbe dedicare l’impresa a Nunzia. Tornando sulla terra da eroe, non avrebbe problemi a farla innamorare.

Ad ogni suo messaggio lei risponderebbe in fretta, gli altri pretendenti non avrebbero più nessuna possibilità.

Ma quando il bambino Gigi pensa al tempo che occorre per diventare così forte e abile non è più così convinto di riuscire a diventare astronauta. Così anche questo desiderio finisce tra quelli accantonati, insieme al cane e alla bici, ed è evidente che sarà qualcun altro a mettere per la prima volta il piede su Marte.

Così ripercorrendo al contrario il corridoio torna a sperare che la sua lettera giunga presto a destinazione e che le poesie siano sufficienti.

Tuttavia quell’attesa non gli dispiace, preferisce questo tempo sospeso nella speranza all’eventualità che Nunzia gli dica che non è innamorata di lui o, peggio ancora, che ama un altro.

Così sogna, rinfilandosi tra le coperte, di trattenersi sul filo teso del tempo.

E’ un’equilibrista, il bambino Gigi di anni trentanove.

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