L’ARCHITETTO IN VACANZA

Il brano che segue è tratto dal libro “L’Architemario – Volevo fare l’astronauta“ di Christian De Iuliis (Overview editore)

Andare in vacanza con un architetto, va detto subito, non è facile; c’è chi ci va inconsapevole, chi per sbaglio, chi viene coinvolto con l’inganno, chi, viceversa, si fida (e poi si pente). In genere è proprio la locuzione “vacanza” che non è condivisa, poiché l’architetto spesso non associa a questa il significato di riposo che molti danno per scontato. Tuttavia gli architetti in vacanza non sono tutti uguali e non tutti ugualmente temibili. Stargli dietro comporta un grado di difficoltà che non tutti sono in grado di affrontare e sostenere.

Ecco i cinque profili dell’architetto in vacanza (in ordine di grado di difficoltà):

Il museista: E’ l’architetto che vorrebbe trovare un museo, un esposizione d’arte, uno straccio di mostra anche sulla spiaggia di Copacabana. In genere trascina i suoi compari prima nei musei più famosi (tipo Louvre, Prado) sottoponendoli a maratone anche di 8 ore tra quadri di postimpressionisti fiamminghi e trittici rinascimentali del ‘300. Dopodiché passa alle collezioni d’arte contemporanea insistendo per visitare sale deserte riempite con mucchi di spazzatura, sculture fatte con le lattine o pitture astratte incomprensibili. Infine scova da qualche parte una mostra di modellini in scala di architetture semi-sconosciute. Di solito viene smarrito in una sala buia per video istallazioni e lo si ritrova in aeroporto per il ritorno a casa. Grado di difficoltà, in una scala da 0 a 10, misurato sul periodo di una settimana: 5,5

Il paesaggista: Di solito si tratta di un architetto di città che ha respirato anidride carbonica in dosi massicce per tutto l’anno e ora desidera un incontro ravvicinato con la natura. Per questo motivo in qualsiasi posto si sposti conosce sempre un panorama meraviglioso da andare a vedere là vicino, o un parco naturale, una riserva biologica o almeno una spiaggia dal mare incontaminato. Di solito questi luoghi sono di due tipi: pressoché irraggiungibili (in fondo ad una vallata, sul bordo di un crepaccio, al centro di un deserto, in cima ad una montagna o al termine di un sentiero sterrato, oppure affollatissimi, quindi molto meno incontaminati del previsto). Il paesaggista ha un’altra caratteristica, di solito è un provetto fotografo e quindi trascorre ore a posizionare la macchina, con tanto di cavalletto o enorme flash, per immortalare un tramonto o una veduta della quale al ritorno a casa stenterà a riconoscerne la localizzazione. Grado di difficoltà: 6+

Il contemporaneo: Si tratta di un compagno di viaggio subdolo e molto pericoloso perché all’apparenza si comporta come tutti gli altri esseri umani, poi, improvvisamente, propone di andare a vedere un’opera d’architettura che si trova proprio là a due passi; quindi trascina i suoi amici al centro di una piazza in un quartiere postmoderno e semideserto circondata da enormi palazzi high tech, il tutto realizzato da un architetto giapponese esponente di spicco del minimalismo critico. Qui invita tutti ad apprezzare il contrasto dei volumi e le prospettive urbane, il tutto sotto un sole incandescente con il primo bar lasciato indietro di almeno due chilometri. Bisogna precisare che questi architetti non stanno bene e non bisogna avere nei loro confronti nessun moto di comprensione. Per fortuna la passione per il contemporaneo dura pochi anni e si può prevedere un percorso di reinserimento sociale. Grado di difficoltà: 7,5

L’eventista: Si tratta dell’architetto che organizza la vacanza “in funzione di”. Tipo se c’è un festival dell’architettura in Molise, o un master di progettazione sulle colline laziali, lui prevede di parteciparvi, trascorrendo là le sue ferie. Svolgendosi questi eventi sempre in località improbabili viene subito smascherato e isolato. Di solito si accoppia con altri architetti rimediati in loco; a volte riconoscendosi tra di loro come anormali, si accoppiano quasi subito, poi mettono su famiglia per continuare a fare le vacanze ogni anno sulle colline laziali o in una cittadina del triveneto. La loro pericolosità sociale è pari a quella del tifoso di calcio che fa la vacanza dove la sua squadra del cuore fa il ritiro precampionato. Grado di difficoltà: 9

L’onnivoro: E’ probabilmente il più grave tra tutti gli architetti in vacanza poiché non fa mai mistero di recarsi in un luogo, assolutamente deciso a vedere tutto. E quando dice “tutto”, intende “tutto”. Musei, palazzi antichi e moderni, infrastrutture, chiese, paesaggi, qualsiasi cosa degna di anche una minima nota nel raggio di 50 km dal luogo di stazionamento che in realtà non esiste poiché l’onnivoro di solito organizza un vero tour de force innanzitutto a piedi ma anche in auto, treno, nave o aereo con continui spostamenti organizzati con precisione chirurgica sui tempi e i modi. I suoi compagni di viaggio all’inizio accettano abbozzando un sorriso di speranza, dopo qualche giorno nella comitiva comincia a serpeggiare un certo malumore. Verso la fine del viaggio nascono focolai di ammutinamento. Al ritorno a casa di solito viene rinnegato. Grado di difficoltà: 10

In realtà esiste ancora un’altra categoria di architetti in vacanza. Si tratta dei vecchi architetti in pensione. Stanchi e debilitati nel fisico, non più idonei a vacanze in giro per il mondo. Di solito si rintracciano in torpedoni pieni di pari età, in pellegrinaggio presso qualche santuario. Li riconoscete perché hanno sempre in mano un libro illustrato e, mentre tutti seguono la guida, loro si attardano per guardare un fregio di una colonna o un particolare del basolato della cripta. Sono inoffensivi, a patto di non sedersi accanto a loro nel bus, potrebbero cominciare a raccontare di quella volta che sulle tracce di Frank Lloyd Wright nel lontano Illinois….

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La parola “grazie” (racconto)

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