“CE LO MERITIAMO?”

Sono passati 11 anni (era il Gennaio del 2010) dal giorno in cui venne inaugurato l’auditorium “Oscar Niemeyer” a Ravello, in costa d’Amalfi.

Nel Settembre del 2000, l’architetto brasiliano, allora già 93enne, aveva consegnato nelle mani del presidente dell’associazione Ravello e suo amico, Domenico De Masi, 10 tavole di disegni con la descrizione del progetto e il plastico che includeva anche la piazza antistante.

Sulla burrascosa vicenda che portò alla realizzazione dell’auditorium si disse e scrisse molto.

Come prevedibile, l’arrivo dell’architettura contemporanea in un paesaggio così caratteristico (ma anche pieno di abusi edilizi) non fu agevole.

Nulla di strano: polemiche simili accompagnarono la realizzazione della teca dell’Ara Pacis a Roma (opera dell’architetto americano Richard Meyer) e, ancora oggi, tormentano la nuova pensilina d’ingresso del museo degli Uffizi a Firenze (dell’architetto giapponese Arata Isozaki).

Ma, seppur modificato ed integrato nelle lacune del progetto originario, l’auditorium, superando ogni singola opposizione, si eresse.

Più volte in questi anni (per quanto non sia, a mio parere, la più riuscita opera dell’architetto brasiliano) ho preso le difese dell’auditorium, replicando ad opinioni velenose, idee reazionarie e malcontenti.

D’altronde, se in una situazione del genere, non mi schierassi dalla parte dell’architettura, avrei sbagliato mestiere.

Va ribadito che Niemeyer, considerato un maestro dell’architettura del novecento, ha lavorato in decine di paesi ma in Italia ha veduto realizzati solo altri tre progetti.

L’auditorium è un vanto per Ravello: gli ha conferito una visibilità nuova, in una dimensione ancora sconosciuta alla costiera amalfitana.

Tuttavia è impossibile non accorgersi delle attuali, pessime, condizioni della struttura. Un degrado intollerabile che agita due questioni parimenti importanti: la qualità tecnica e la gestione.

Le condizioni della copertura sono sintomatiche non solo della scarsa manutenzione, ma evidentemente dell’utilizzo di materiali inadeguati.

Inoltre l’auditorium è perennemente chiuso. Talvolta, in questi anni, è stato destinato ad attività occasionali.

E’ giunto il momento di capire se la costa d’Amalfi fosse (e sia adesso) pronta ad accogliere questo tipo di architettura contemporanea.

Se questa società civile possegga quel minimo di apertura mentale e coraggio necessari ad accogliere il suo segno innovativo.

La risposta alla domanda: “Ce lo meritiamo?” è contenuta nel disfacimento degli intonaci, nelle porte sbarrate e nelle infinite polemiche, pretestuose e sterili.

Niemeyer amava dire: “la vita è molto più importante dell’architettura”.

Stando a ciò che ne è, a Ravello, del suo auditorium, non vi sono dubbi.

(P.S.: Nell’aprile del 2021 sono iniziati lavori di manutenzione che secondo le previsioni riguarderanno la copertura il bar esterno e i garage ).

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