SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO IL VEZZEGGIATIVO

Perché, e la domanda è frutto di anni ed anni di esperienza, osservazione ed ascolto, all’architetto non viene mai riservato il piacere di ricevere richieste ordinarie? Per quale motivo si tende sempre a sminuire l’attività dell’architetto le cui prestazioni vengono caratterizzate da un suffisso diminutivo o, peggio ancora, vezzeggiativo?.

E’ dunque questa una delle sfide più affascinanti per l’architetto contemporaneo: ottenere istanze di regolari dimensioni e che non suscitino alcun sentimento di affetto o simpatia.

Nel frattempo, contro tale alterazione linguistica, l’architetto combatte una battaglia che ancor prima di essere lavorativa, è lessicale. Come interpretare e dunque difendersi da tali pretese? E’ questo il primo dilemma.

Ad uso dei meno esperti ecco un piccolo glossario dei vezzeggiativi che gli architetti sono costretti regolarmente ad incassare, in ordine di pericolosità e frequenza.

Al 10° posto: IL CONTRATTUCCIO – Forma di scrittura privata per conferimento di incarico (o meglio: INCARICUCCIO) professionale di assoluta lievità e dal valore legale pari a sottozero, concessa al professionista per fini unicamente formali e/o per educazione.

Al 9° posto: IL GIRETTO – Modalità di sopralluogo fugace e senza nessun impegno economico presso i luoghi ove sono stati precedentemente riscontrati problemi che possono essere di qualsiasi natura: strutturali, di infiltrazioni, catastali, condominiali ecc. o dove, probabilmente, andranno eseguiti interventi edili di cui si discuterà attraverso il vezzeggiativo che si trova alla posizione seguente.

All’8° posto: LA CHIACCHIERATINA – Modalità di consulenza gratuita ottenuta tramite imboscata stradale o appuntamento a studio camuffato da semplice visita di cortesia. Valevole anche nella forma transitiva, ovvero quando è l’architetto che necessariamente deve recarsi presso un funzionario pubblico per perorare la causa del committente, per ottenere concessioni, a volte bordeggiando la legge.

Al 7° posto: IL CALCOLETTO – Forma riduttiva per indicare il più noto “computo metrico” che occorre al committente per conoscere preventivamente l’importo dei lavori a farsi. Pure utilizzato per pratiche fiscali (superbonus, sisma bonus…), valutazioni di immobili, quantificazione di danni ecc.. Se in formato sintetico, assimilabile allo SCHEMINO.

Al 6° posto: IL PERMESSINO – Interpretazione semplificatoria di qualsiasi autorizzazione edilizia che l’architetto è tenuto a richiedere. Dal cambio di destinazione alla valutazione di impatto ambientale per opere di natura infrastrutturale. Compendia ogni nullaosta indispensabile per permettere al committente di realizzare qualsiasi proposito, dalla sostituzione di un pavimento alla costruzione di uno svincolo a quadrifoglio in area protetta.

Al 5° posto: LA RELANZIONCINA – Prova scritta che si rende necessaria casomai lo sforzo grafico dell’architetto non sia legalmente bastante. Caratterizzata da lunghezza variabile da 100 a 100000 battute (sotto le quali prende il nome di RICHIESTINA e sopra le quali ricade nella tipologia del FASCICOLETTO). Che tale scrittura tramite giuramento presso cancellerie di tribunali, possa assumere valore giuridico risulta assolutamente indifferente.

Al 4° posto: IL RENDERINO – Elaborazione computerizzata che si rende essenziale in fase di progettazione per mostrare a committenti, spesso anche a parenti di committenti, completamente privi di intelligenza volumetrica, l’effetto finale dell’intervento. La diminuzione in termini linguistici non ha nessuna attinenza con la difficoltà di programmazione.  Caratteristica principale del R. è di essere esente da qualsiasi tipo di retribuzione economica.

Al 3° posto: LA SEZIONCINA – Dettaglio costruttivo in scala opportuna (1:20 – 1:10) realizzato con assoluta dovizia di particolari e didascalie e stampato su larghissimi fogli, richiesto sovente da artigiani scrupolosi che, nella maggior parte dei casi, però non saranno in grado di comprenderlo.

Al 2° posto: IL PROGETTINO (o PIANTINA, raramente detto DISEGNINO) – Locuzione che implica qualsiasi compito di progettazione architettonica, sia di ordine intellettuale che pratico, in qualsiasi scala, redatta in qualunque forma e comprendente anche spese per spostamenti, stampa, versamenti per istruttoria, consulenze e tutto quanto necessario per concludere, ad opera d’arte, l’attività di cui il relativo incaricuccio.

Al 1° posto: LO SCHIZZETTO – Proposizione gergale che include ogni segno grafico apposto dall’architetto, spontaneamente o in conseguenza di apposita richiesta, su qualsivoglia supporto di qualsiasi materiale che ne conservi la traccia almeno per le 48 ore successive. Solitamente requisito dal richiedente a scopo cautelativo e comunque di norma non restituibile e sistematicamente non meritevole di corresponsione economica.

Mentre è in corso la sfida, non sono rari i casi in cui l’architetto, venga assalito da un dubbio tanto amletico quanto surreale.

Se egli stesso sia il prodotto di una mutazione grammaticale vezzeggiativa.

Cioè: e se architetto fosse il vezzeggiativo di archio?.

(nella foto: O. Niemeyer – schizzetto per l’auditorium di Ravello, SA)

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