PUO’ L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SOSTITUIRE L’ARCHITETTO?

Secondo le previsioni, entro il 2050 l’intelligenza artificiale sostituirà completamente gli umani nello svolgimento di alcune professioni. Tra queste l’architetto.

Questa notizia ha scaraventato nel panico non tanto gli architetti di oggi, che tanto di arrivare al 2050 neanche ci pensano, ma tutti i tredicenni che in questo momento sognano di fare gli architetti “da grandi”.

A questi tredicenni, che nel 2050 avranno quasi quarant’anni quindi (se tutto andrà bene) saranno giovanissimi architetti, diciamo di stare tranquilli perché ci sono almeno 10 motivi per ritenere che l’intelligenza artificiale non sostituirà l’architetto.

  1. La pazienza. Gli studiosi ci stanno lavorando ma difficilmente saranno in grado di dotare l’IA della necessaria pazienza che occorre all’architetto per affrontare tutti i consigli non dovuti (né tantomeno voluti) che riceve quotidianamente. Per non parlare delle valutazioni delle soprintendenze. Si valuta che, nonostante le migliorie e gli aggiornamenti, la pazienza dell’IA sottoposta a sollecitazioni di questo tipo possa resistere al massimo 4 minuti.
  2. L’Inarcassa. L’ente previdenziale non permetterà mai che qualcosa non tassabile, possa sostituire qualcuno disposto a versare annualmente ed in tre rate, contributi per 40 anni, in cambio di probabilmente niente.
  3. Lo sportello telematico. Nessuna IA sarà mai in grado di colloquiare con uno sportello telematico, con tutte le sue eccezioni: documenti in pdf/A, firme digitali, procure scansionate ecc.. E’ possibile, anzi, che provandoci, gli scienziati provochino un buco nero nella galassia cibernetica nel quale possa essere risucchiato l’intero sistema solare.
  4. Imbrogliare. Una delle grandi sfide dell’IA è imparare a barare. Gli sviluppatori ci stanno provando già da un po’, ottenendo in verità già qualche risultato. Ma per imparare ad imbrogliare come un architetto, che camuffa le mappe catastali, giocando sul fuori scala 1:2000 trasformandolo in 1:2100, l’IA avrebbe bisogno almeno di 400 anni (o cinque di studio più tre di fuori corso e tirocinio al Comune).
  5. I crediti formativi. Nessuna IA si sottoporrebbe allo stillicidio della formazione professionale per un totale di 60 crediti ogni triennio. Li considererebbe un’offesa alla sua intelligenza per quanto artificiale. Specie quelli deontologici. Per questo motivo sarebbe espulsa dall’ordine.
  6. L’ordine. Per lo stesso motivo di cui al punto precedente, un’IA non si iscriverebbe mai ad un ordine. Anzi ne chiederebbe subito l’abolizione.
  7. L’interpretazione. Per quanto possa essere intelligente, nessuno strumento artificiale sarebbe mai in grado di comprendere le sfumature delle leggi italiani in materia di urbanistica ed edilizia. Anzi proprio perché intelligente non potrebbe mai riuscirci. Solo l’architetto, retrocedendo se necessario da homo Sapiens ad homo Habilis, ovvero mettendosi pari livello con il legislatore, è in grado di raggiungere l’adeguato grado di comprensione che gli consente di entrare nelle pieghe della normativa (e, se serve, di aggirarla).
  8. L’asservimento politico. L’IA non vota e non ha neanche cugini, cognati o parenti vari che si presentano alle elezioni politiche e diventano assessori o sindaci, quindi è difficile che possa entrare nel giro degli incarichi pubblici per affidamento diretto. Per questi ci sarà sempre bisogno di architetti proni ed elettori.
  9. Le stories. Nessuna IA, nemmeno quella meno evoluta, farebbe mai quelle stories (o reels) dove si vedono cantieri deserti con demolizioni in corso accompagnati da frasi di spessore tipo “inizia un nuovo viaggio” oppure “quanto mi piace il profumo della sfravecatura di prima mattina” che oramai legittimano l’esistenza social (quindi l’esistenza stessa) di ogni architetto.
  10. L’interprete. Nessuna IA sarà mai in grado di comprendere il dialetto di un carpentiere che dopo pranzo ti spiega perché secondo lui i ferri in armatura nella trave vanno messi nella parte compressa, alternando la teoria ad una bestemmia e aneddoti d’esperienza ad un rutto. Che poi riuscire a decriptarlo non basta, occorre anche convincerlo a cambiare idea. Per questa missione ci vuole solamente un architetto.

In sostanza L’IA nemmeno nel 2050 sostituirà l’architetto e il tredicenne di cui sopra che vuole diventarlo, può stare tranquillo e, nel frattempo, cambiare idea.

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