LE AVVENTURE DI PINOCCHIO ARCHITETTO BUGIARDO

(per il ciclo “Favole d’architettura”)

C’era una volta, non tanti anni fa, un bravissimo falegname di nome Geppetto, famoso per avere una super vista, infatti tutti in paese lo chiamavano “Occhio”.

Geppetto realizzava oggetti bellissimi: sedie, tavoli, scale, cassapanche e tanti altri; il sogno della sua vita era fare l’architetto ma purtroppo la sua famiglia era così povera che già da bambino era stato costretto ad andare a bottega per portare un po’ di soldi a casa.

Per questo voleva a tutti i costi che suo figlio Pino diventasse architetto, così avrebbe potuto disegnare i mobili, per lui che li avrebbe realizzati. Insieme avrebbero certamente sfondato nel mondo del design.

“Diventeremo ricchi” gli diceva sempre.

Ma Pino non aveva molta voglia di studiare. Era un ragazzino monello e bugiardo.

In paese tutti dicevano che, da figlio di falegname, non poteva che avere una testa di legno. “Ecco Pino Occhio testa di legno” mormoravano vedendolo passare.

Alla scuola Pino preferiva la sala giochi, dove aveva conosciuto la figlioletta del titolare, una bimba dai modi gentili e le méches turchesi che parlava coi grilli. La piccola gli chiedeva sempre “ma tu non vai a scuola?” e Pino rispondeva “oggi no, c’è sciopero” ma non era vero.

All’incontro scuola-famiglia, i docenti dicevano a Geppetto: “Suo figlio ha proprio una testa di legno. Se continua così non farà mai niente di buono nella vita!”.

Ma Geppetto era sempre convinto che Pino sarebbe diventato un bravissimo architetto.

Tuttavia Geppetto, ogni volta che sentiva chiamare suo figlio “testa di legno” andava su tutte le furie. La sua super vista si appannava e, per calmarsi, doveva assumere dosi sempre maggiori di tranquillanti.

Per rivalersi e smentire tutti, Geppetto riuscì a far diplomare Pino da geometra al CEPU, quindi lo prese a lavorare con lui.

Ne era orgoglioso, andava dicendo a tutti che stava facendo pratica e che presto sarebbe diventato architetto, i suoi mobili famosi in tutto il mondo e loro due ricchi.

Pino Occhio, che da ora per brevità chiameremo Pinocchio, per compiacere il padre si iscrisse effettivamente alla facoltà di architettura; superò anche qualche esame ma si bloccò alla prova di statica. Ripeté quattro volte lo scritto, collezionando altrettante bocciature. Il padre lo mandò a ripetizioni da un noto ingegnere che dopo qualche lezione si arrese.

“Suo figlio non capisce niente di statica. Ha proprio una testa di legno!” gli disse.

Per la delusione Geppetto Occhio fu vittima di un grave esaurimento nervoso, assunse così tanti tranquillanti che lo dovettero ricoverare in ospedale.

In paese si venne presto a sapere che ora toccava a Pinocchio occuparsi tutto da solo della falegnameria.

Così un giorno gli si presentarono due imprenditori che gli prospettarono un grosso investimento immobiliare.

Erano talmente inaffidabili che in paese li chiamavano «Il gatto e la volpe» .

“Signor Pinocchio, siamo qui per confidarle di un ottimo affare!” disse quello che chiamavano «il gatto».

“Le proponiamo un’incredibile occasione per far crescere la sua piccola azienda. Diventerà ricco!” rilanciò l’altro, detto «la volpe».

E così, tanto fecero che convinsero Pinocchio a investire tutti i risparmi del padre in una società fittizia, che «il gatto» e «la volpe» fecero ben presto fallire, scappando con il malloppo.

Per cercare di risanare i debiti, Pinocchio ebbe un’idea: nonostante fosse ancora fermo all’esame di “Statica”, iniziò a spacciarsi per architetto.

Gli bastò comprarsi un timbro e trasformare la falegnameria in studio professionale con tanto di targa all’ingresso. Per entrare nel mercato, si propose come il più spregiudicato dei professionisti.

Firmava asseverazioni menzognere, compilava perizie giurate false, elaborava collaudi fraudolenti.

L’architetto Pinocchio divenne famoso negli ambienti per le sue fandonie. In paese tutti lo chiamavano “l’architetto bugiardo”.

Tuttavia, ad ogni dichiarazione mendace che veniva smascherata, gli si allungava la fedina penale. Si allungò così tanto che gli scaddero i termini per la condizionale.

Così, per evitare di finire in galera, decise di affidarsi ad un brillante avvocato che aveva fatto i soldi con le cause di risarcimento danni per incendi. In paese tutti lo chiamavano “Mangiafuoco”.

L’avvocato “Mangiafuoco” con una meravigliosa arringa difensiva gli evitò il carcere. Riuscì persino a tenere il segreto che fosse solo un geometra, ma Pinocchio per pagargli la parcella e il silenzio dovette vendere la falegnameria che aveva trasformato in studio tecnico.

Da quel momento iniziò a lavorare dal suo piccolo appartamento: diventando di fatto un precursore dello “smart working”.

Un giorno, durante una pausa sigaretta, incontrò nuovamente la bambina dai capelli turchesi, parlava sempre coi grilli e si era abilitata come massaggiatrice professionale. Era bella ed aveva le mani d’oro. In paese la chiamavano “La fata”. Anzi per la precisione glielo urlavano, spesso, vedendola passare: “a’fataaaa!”

Anche alla fata dai capelli turchini Pinocchio raccontò che era un architetto, allora questa gli chiese di riconvertire la sala giochi in centro estetico. Pinocchio optò per una S.C.I.A. “demolizione e ricostruzione” ma, non capendo niente di statica, sbagliò tutti i calcoli del cemento armato e il solaio crollò durante il disarmo, causando il ferimento di tre operai e dello stesso Pinocchio.

“E’ proprio una testa di legno!” disse la Fata dinanzi al cumulo di macerie.

Pinocchio fu ricoverato in ospedale. Al reparto “ortopedia”, proprio accanto a “psichiatria” dove ancora stava il padre. Si vedevano in corridoio e, durante l’ora d’aria, in cortile.

Là promise al genitore che, una volta uscito, avrebbe smesso di dire bugie e avrebbe studiato seriamente architettura per far diventare i suoi mobili così famosi da essere pubblicati su tutte le riviste di design.

Geppetto, seppur mezzo cieco e imbottito di tranquillanti, riprese a sperare che sarebbero diventati ricchi.

Quando furono dimessi, Pinocchio si mise effettivamente a studiare.

Superò “Statica” e “Teoria delle strutture” con un dignitoso “19”, ma si arenò su “Scienze delle costruzioni”.

Finché al diciottesimo anno di fuori corso Geppetto morì.

Pinocchio lasciò la facoltà di architettura e si fece assumere dove i geometri andavano sempre per la maggiore: al catasto.

Ma Pinocchio decise, finalmente, anche di seguire la sua vera vocazione e, d’accordo con “Mangiafuoco” iniziò una eccezionale carriera da “falso testimone”.

E così divenne, finalmente, ricco.

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