IL RICICLO DEI REGALI DELL’ARCHITETTO

regaloNonostante tutte le raccomandazioni contenute nel libro “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” nel capitolo “La classifica dei dieci peggiori regali da fare ad un architetto” (clicca per leggere), la categoria continua a ricevere ogni Santo Natale, puntualmente, una serie di strenne delle quali non ha alcuna necessità.

A questi regali, l’architetto, oppone il classico sorriso di circostanza che ha imparato a mostrare tutte le volte che il cliente medio gli dice: “architè, state tranquillo, poi vi pago pure a voi”.

Trascorso il Natale, però, l’architetto deve impegnarsi a riciclare questa mole di regali, a volte anche doppioni, che ha ricevuto. Ripercorrendo la sempre valida classifica di cui sopra, ecco come l’architetto può riciclare gli abituali regali indesiderati.

Al 10° posto: Il libro di architettura > All’amico colto. Riciclare un libro è facile. Tutti abbiamo un amico che è, o si crede, colto e pur non capendo un cazzo di architettura, si sente in diritto di mostrarci che ne sa, ostentando pareri su argomenti quali “il progetto del nuovo ponte di Genova di Renzo Piano”, “l’adeguamento antisismico degli edifici”, “il valore storico delle architetture del ventennio” ecc.. E’ lui la persona giusta alla quale smistare il libro che l’architetto ha ricevuto a Natale, specie se si tratta di monografie o libri di storia. Più complicato è rifilargli il testo complesso, tipo di composizione architettonica, cioè quel genere di libro incomprensibile che si vende solo alle presentazioni per far piacere all’autore e che, spesso, è già riciclato a sua volta. In questo caso il libro di architettura complesso può essere riciclato come “Bilanciatore di tavolo zoppo” (la zeppa).

Al 9° posto: La matita con la mina doppia e morbida > Al salumiere sotto casa. C’è solo una persona al mondo che usa ancora la matita con la mina doppia per tenere i conti: il salumiere. E riesce a tenerla, non si sa grazie a quale principio fisico, in equilibrio tra l’orecchio e il cranio anche durante manovre acrobatiche quali il taglio del prosciutto con l’affettatrice o la scalata dello scaffale per raggiungere la confezione di carta igienica da 10 rotoli, posta in cima. Siccome il salumiere sotto casa ha visto nascere l’architetto e lui non gli ha mai fatto un vero regalo, questo è il momento giusto.

All’8° posto: La pen drive con il pupazzetto > Al collega di lavoro. Innanzitutto bisogna distruggere il pupazzetto o, se il pupazzetto è esso stesso la pen drive, occorre camuffarlo in qualche modo. Dopodiché bisogna tenere questa pen-drive nel cassetto della scrivania pronta per il momento in cui l’architetto deve trasferire o restituire dei file, piuttosto pesanti cioè tali da non poter viaggiare via mail, ad un collega di lavoro. A quel punto basterà mettere tutto sulla pen drive incriminata, consegnare l’oggetto e dire: “la pen-drive puoi tenerla. Te la regalo!”. Lui in quel momento non capirà o non avrà il tempismo di respingere l’offerta e l’architetto avrà fatto un figurone.

Al 7° posto: L’oggetto di design > Ai prossimi amici sposi. Questo regalo è facilissimo da riciclare. L’architetto non esisti: alla prossima coppia di amici che manda la partecipazione a casa, verrà rifilato l’oggetto di design che regalato ad un architetto è una condanna ma regalato da un architetto è un’investitura di stile. Se l’architetto è particolarmente abile può anche riciclarlo senza neanche estrarlo dalla confezione, in quanto questi oggetti molto spesso hanno uno straordinario packaging, a volte anche più bello del regalo stesso.

Al 6° posto: Il moleskine > All’amico poeta/cantautore. Un nuovo “lavoro”, che oggi va tanto, è il poeta da strada. Cresce infatti una generazione di nuovi poeti maledetti (soprattutto dai genitori che li vorrebbero laureati ed accasati ed invece questi se ne vanno girando il mondo) che scrivono versi che poi pubblicano su internet in pagine chiamate col loro nome d’arte o, in caso di poeta ambientalista, con titoli quali “Salviamo il mondo dalla catastrofe” o “Entro il 2030 moriremo tutti”. Il moleskine si può riciclare anche all’amico cantautore, quasi sicuramente rapper (oramai sono tutti rapper o trapper) che ispirandosi con la natura non scrive mai a casa sul computer ma preferisce la spiaggia deserta alle 6 di mattina o un sentiero di montagna al tramonto, che poi per ritrovarlo ci vuole la protezione civile.

Al 6° posto exequo: Il portafoglio > Al creditore. Gli architetti nei confronti dei loro clienti, nello specifico verso quelli peggiori (tipo i creditori), maturano una sorta di sindrome di Stoccolma. Per questo motivo non è assolutamente escluso che possano fargli un regalo, magari da contrapporre al panettone con la bottiglia di spumante (valore di mercato € 4,99 a fronte di un debito variabile tra i 5 e gli 8000 euro) che il creditore fa recapitare da un soggetto terzo (ad esempio il figlio) allo studio dell’architetto. Il consiglio è di riciclare il portafoglio inserendogli dentro un biglietto d’auguri o criptico tipo “…tu già sai…” o esplicito tipo “restituiscimelo pieno”.

Al 5° posto: Il completo per la palestra > Al partner. Per gli uomini: Siccome in palestra si va sempre, almeno una volta, il Martedi o il Mercoledi, quindi in serata di Champions League, spingere la femmina ad andare in palestra e a togliersi dai piedi è una buona idea per avere il divano e la tv grande libera.

Per le donne: il maschio dopo i 40 anni tende ad ingrassare. La donna no, anzi, diventa più figa. E’ la scienza che lo dice.

Al 4° posto: Il puzzle (magari 3d) > Al nipote. I nipoti rivestono un ruolo di grande rilievo nel riciclo dei regali di Natale. Tecnicamente almeno il 90% dei regali possono ricevere una nuova occasione grazie all’impiego di un nipote con età variabile dai 3 ai 14 anni (a puro titolo di esempio si potrebbe riciclare ad un nipote anche la matita o la pen-drive a pupazzetto). Ma senza dubbio il puzzle 3d, specie quello riguardante opere di architettura (va fortissimo “La casa sulla cascata” di F.L.Wright), è un regalo sensazionale per un nipote che da quel momento odierà per sempre l’architettura e quindi sarà immune dalla tentazione di diventare architetto. Dunque un regalo riciclato utilissimo.

Al 3° posto: La confezione di sushimi (o sushi) > Al parente ricco. Tutti in famiglia hanno un parente tanto ricco quanto odioso. Uno con la terza media che ce l’ha fatta e che quando ci si rivede (per riunioni che avvengono oramai solo in caso di matrimoni o funerali), non manca mai di far notare all’architetto quanti gradini della scala sociale lo dividano da lui, trattando l’intera categoria professionale alla stregua dei clochard alla stazione. Ovviamente l’architetto non farebbe mai regali al parente ricco, ma quando lui per mortificarlo glielo farà, l’architetto potrà ricambiare, riciclando la confezione di cibo giapponese che nel frattempo si sarà ampiamente contaminato con una colonia di batteri che nessun antibiotico sarà mai in grado di sconfiggere. Così il prossimo funerale sarà il suo.

Al 2° posto: Il pennino con il calamaio > Al miglior cliente. Al mondo ci sono alcuni milioni di “pennini con calamai” che girano vorticosamente come regali riciclati. Hanno evidentemente bisogno di un posto dove restare. L’unica soluzione è donarlo a qualcuno che abbia spazio a sufficienza per posizionarlo in modo che non dia fastidio. L’architetto valuti la possibilità di riciclarlo al suo migliore cliente, tipo un imprenditore, un avvocato o addirittura un notaio. Si tratta di persone che posseggono studi dove il bagno ha le dimensioni di un monolocale e la scrivania occupa una superficie superiore ai 4 metri quadri. Trattandosi di un regalo tanto chic quanto assolutamente inutile, l’architetto farà un figurone.

Al 1° posto: La targhetta “chi vuole male all’architetto…” > Bidone dell’indifferenziato. L’architetto non ha scelta. La targhetta in plexiglass è materiale plastico non riciclabile, può solo essere raccolto in contenitori appositi e da là trasportato in speciali centri di raccolta dove ci sono degli scienziati che stanno cercando di capire cosa ne possono ricavare. Secondo gli ultimi studi, tramite un processo di vulcanizzazione dei polimeri si può probabilmente ridurre la targhetta in nano-particelle che sottoposte ad un procedimento di accelerazione molecolare possono riconsolidarsi nuovamente, creando nuove targhette. Del tutto identiche. Purtroppo il processo ha bisogno di energia pari a quella necessaria al lancio dello Shuttle, quindi finora impraticabile.

(L’illustrazione è opera di Roberto Malfatti ed è contenuta nel libro “L’Architemario – volevo fare l’astronauta”).

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copertina L'Architemario x sito

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