COS’E’ NORMALE?

Niente. Chi è normale? Nessuno.

Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla, ma di negarla. E lo si fa cominciando a negare la normalità”.

Così scrive Giuseppe Pontiggia aprendo un capitolo di “Nati due volte”, il suo romanzo più bello, scritto per affrancarsi dal terrore di avere un figlio disabile, Paolo, nato con una tetraparesi spastica.

E’ la lucida, grottesca e appassionata storia di un amore drammatico tra un figlio impreparato e un genitore inadeguato.

Si. Poiché l’aspetto più comune dinanzi alla disabilità è senza dubbio l’inadeguatezza.

La sua, la tua, la mia, la nostra, quella della maggior parte delle persone.

Di chi, innanzitutto, non sa cosa dire e per questo ha paura di fare delle gaffe. Un pericolo che spaventa tutti, imbarazzo che ci allontana dal rischio, che ci trascina, per pura convenienza, nella distrazione.

E’ andata in onda lo scorso 10 gennaio, su rai3, una puntata di “Caro marziano” (LINK) dell’autore palermitano Pierfrancesco Diliberto, meglio noto come Pif, dedicata ad una disciplina creata da un insegnante veneto, in collaborazione con un genitore alle prese con una figlia disabile: il baskin. Dove “in” sta per inclusione, evidentemente.

E non esiste sport di squadra migliore del basket per insegnare ciò che ogni sportivo dovrebbe già sapere: che la forza deriva soltanto dall’unione.

Stabilito che non esiste peggiore crudeltà che impedire ad un bambino di giocare con altri bambini, il Baskin nasce affinché in una squadra possano giocare tutti, anzi devono, perché se l’esclusione è un dilemma, il baskin trova la soluzione.

Così ad un normale campo di pallacanestro, vengono aggiunti due canestri laterali, dedicati ai giocatori in carrozzina che, coinvolti in qualsiasi momento dai propri compagni di squadra, possono segnare anch’essi dei punti. Accanto ad un esperto giocatore di basket, ruotano i meno abili, magari normodotati e semplicemente scarsi.

Sono le regole a rendere tutti, proporzionalmente alle proprie possibilità, determinanti per il punteggio finale. Anzi, la maggior parte delle volte è proprio il presunto anello debole della squadra ad essere decisivo per la vittoria. E’ questa può essere considerata una rivoluzione (tutto sommato banale) solo da chi non conosce profondamente lo sport. La storia lo prova: le rivoluzioni più efficaci sono quelle più a lungo annunciate.

D’altronde, dinanzi ad ogni nuova sfida siamo tutti, a modo nostro, disabili: la normalità (che illusione!) è solo un modo meno elegante per spiegare un lungo addestramento.

I disabili non lottano per diventare normali, ma sé stessi”. Così nella dedica scrive Pontiggia, che confessò di aver impiegato anni ad accettare quella che riteneva una profonda ingiustizia, ma di aver imparato ad amare i limiti di suo figlio come fossero meravigliose conquiste.

Come un canestro dinanzi ad un pubblico che applaude.

La disabilità commuove ed emoziona. Molto più, fidatevi, dell’invulnerabile eroe.

E Pif, come Pontiggia, lo sa bene.

“Caro Marziano – Il Baskin” (puntata del 10 gennaio 2023) – su Raiplay

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