10 COSE CHE SI VERIFICANO AI CORSI DI FORMAZIONE PER ARCHITETTI

formazioneCon questa storia che per restare architetti occorre raccogliere i punti come quelli della Mira Lanza, un’intera categoria professionale si sposta, in una sorta di nomadismo profugo, da un convegno all’altro, come in preda a convulsioni mistiche. Gli architetti, perseguitati da questo sistema intellettualmente involutivo, sono così costretti a regredire mentalmente verso uno stato preadolescenziale, quasi robotico.

La frequentazione di questi corsi manifesta alcune mostruosità ed evidenzia fenomeni tipici del surrealismo lavorativo italico.

Ecco dieci cose (anche irragionevoli) che si verificano ai corsi di formazione per architetti.

1)     Il discorso del politico – In molti casi questi corsi si svolgono all’interno di aule consiliari o sedi istituzionali bellamente affrescate con sedie in legno scomodissime ma pavimenti in ceramica della fine del XIX secolo. In questi frangenti il primo a prendere la parola è sempre il politico ospitante che, generalmente, è completamente all’oscuro dell’argomento di cui si discuterà. Infatti il politico la prende sempre molto alla larga, solitamente dice anche qualcosa sulla professione dell’architetto. Il grande classico è “fate un mestiere importantissimo”, oppure “bisogna coinvolgere gli architetti nelle scelte politiche”. Infine, un altro grande must del politico, sono i dieci minuti di campagna elettorale che sparge a piene mani sulla folla, perché non si sa mai. Alla fine si scopre sempre che il politico detesta gli architetti e si fida solo dei geometri.

2)     La sala gremita – Dopo qualche tempo si è finalmente appurato il vero motivo per il quale è stata introdotta questa scemenza dei crediti obbligatori. La ragione è che in Italia vengono organizzati quotidianamente centinaia di convegni, tavole rotonde, seminari eccetera e che questi venivano celebrati, puntualmente, in sale deserte con preoccupante depressione dei presenti. I crediti obbligatori sono quindi un escamotage per riempire quei saloni altrimenti vuoti; molti relatori vengono tenuti all’oscuro dell’obbligatorietà della raccolta punti degli architetti e, dinanzi ad una sala gremita, sono convinti di avere conquistato, improvvisamente, popolarità ed autorevolezza. Dal punto di vista matematico, l’equazione è assolutamente banale ed è riassunto con il primo teorema del corso di aggiornamento che così recita: “L’affollamento di un qualsiasi corso di aggiornamento è direttamente proporzionale al numero di crediti assegnati“.

3)     La prima e l’ultima fila – Come a scuola, le uniche due file di pubblico significative di un corso di aggiornamento per architetti, sono la prima e l’ultima. Solitamente la prima fila è deserta, a volte perché riservata a qualche personalità politica o dirigenziale che, però, non avendo bisogno dei crediti, si guarda bene dall’intervenire, oppure arriva in ritardo poi fa finta di avere un altro impegno e scompare. Viceversa la prima fila può essere occupata volontariamente da alcuni curiosi, non architetti naturalmente, che si sono fatti attrarre dal titolo che è sempre piuttosto affascinante, oppure da anziani in pensione, che non hanno nulla da fare e che di conseguenza al momento del “c’è qualcuno che vuole fare una domanda ?” chiedono sempre una cosa che non c’entra niente oppure si impelagano in una polemica assolutamente sterile e fuori luogo. Architetti che occupano la prima fila sono rarissimi, poiché sempre preoccupati di essere interrogati, si tratta della classica fobia, mai scomparsa, dell’universitario impreparato. L’ultima fila, invece, è occupata sempre da architetti che si sono portati un pò di lavoro da casa e che, tranquillamente, utilizzano il tempo del corso per recuperarsi una relazione paesaggistica o un certificato energetico.

4)     La ripresa video – Incredibilmente in questi corsi di aggiornamento non manca mai il cameraman che riprende, dal primo all’ultimo minuto, l’intera discussione. Questa registrazione video è sempre effettuata da un giovane dotato di un’attrezzatura molto moderna, a volte anche supportata da lampade per illuminare meglio il tavolo, il tutto sarebbe sufficiente a girare una fiction su raiuno. Il giovane che effettua la ripresa video è sempre un professionista impeccabile, o almeno questa è l’impressione che da ai presenti, tanto che tutte le volte che qualcuno è costretto a passare davanti alla telecamera si abbassa come se fosse in corso una diretta su sky. Molti si chiedono chi mai avrà il coraggio di rivedersi l’intera registrazione di un corso di aggiornamento che già dal vivo cattura lo stesso interesse del volo di uno sciame di mosche. In realtà, quello che pochi sanno è che, spesso, la telecamera è sprovvista di scheda di memoria per cui nulla viene registrato davvero. Oppure la scheda di memoria è sempre la stessa e viene cancellata di volta in volta fino alla sua completa smagnetizzazione.

5)     Il powerpoint – I più ambiziosi relatori di un corso di aggiornamento per architetti, si accompagnano con un powerpoint. La visione del powerpoint costringe il custode della sala a spegnere le luci. Il sopravvenuto buio costituisce una concreta istigazione per il passaggio dalla veglia al sonno del pubblico. I più abili conferenzieri, tuttavia, riescono ad organizzarsi con affascinanti diapositive, contenenti grafici o foto molto colorate che generano un attenzione improvvisa, anche perché si sa che agli architetti piacciono le figure. Verso la metà dell’intervento, però, non si sa per quale motivo scientifico, capita che questo powerpoint si imballi: le immagini si mescolano, una slide fondamentale per la comprensione del tutto non si trova più ed altri inconvenienti del genere. Tutto questo genera irritazione per la perdita di tempo e al tempo stesso ilarità, specie se il relatore in questione stava spiegando le nuove possibilità dell’architetto nell’ambito del progresso tecnologico.    (continua…)

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1 Comment 10 COSE CHE SI VERIFICANO AI CORSI DI FORMAZIONE PER ARCHITETTI

  1. Robby 27 Aprile 2017 at 09:21

    Gentile architetto buongiorno. Vorrei fare una precisazione in merito al punto 4 “La ripresa video” (sono un avvocato, la problematica è la stessa).
    Non è sempre vero che la telecamera sia sprovvista di scheda di memoria. Come Lei sa questi corsi di aggiornamento possono essere in parte fruiti “on line”. Le registrazioni vengono poi vendute a caro prezzo su certi siti internet (verosimilmente gestiti da parenti degli estensori delle regole, se non da loro medesimi) a fini di lucro. N’est pas? Poi il professionista obbligato al conseguimento dei crediti affida al figlio minorenne o al padre pensionato l’incarico di seguire i corsi on line, nel primo caso a pagamento, nel secondo a compatimento. Il livello delle domande “chiuse” è quello della trasmissione “L’eredità”, alla portata di qualsiasi minus habens. Naturalmente gli estensori delle “regole” si sono auto- esentati dall’obbligo formativo. Tutto molto interessante, direbbe Rovazzi.

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