LA COSCIENZA CIVILE

Lo scorso 8 maggio, intorno alle 12.45, lungo uno dei tornanti della SR 373 nella frazione “Civita” di Ravello, durante l’esecuzione della manovra per curvare, un autobus “turistico” da 32 posti sfonda il basso parapetto al margine della strada e finisce prima sulla carreggiata sottostante, quindi, dopo un abisso di quasi 30 metri, si incastra tra il muro di contenimento della stessa e una casa, lungo la pedonale “via valle del Dragone”.

L’autista, un giovane 28enne, l’unico a bordo in quel momento, muore.

Alle 15.37 mentre il corpo dell’autista ancora non è stato recuperato (lo sarà due ore dopo grazie all’intervento di un elicottero dei vigili del fuoco), il deputato Piero De Luca, nel manifestare il suo cordoglio, rilascia la seguente dichiarazione “Il tema degli interventi per una piena sicurezza stradale di tutta la costiera, anche con le risorse del Pnrr, rappresenta una vera e propria emergenza non più rinviabile”.

Solo due settimane prima, nella serata del 17 aprile, un 57enne di Agerola, in preda a dolori toracici, veniva condotto dal nipote presso il pronto soccorso di Castiglione di Ravello, durante il turno (ore 20/8) di assenza del cardiologo. Nonostante gli sforzi coraggiosi di medici e infermieri e il tentativo di trasportarlo all’ospedale “Ruggi d’Aragona” di Salerno, l’uomo muore a causa di un arresto cardiaco.

Questi ultimi due eventi tragici, solo apparentemente dissimili, ci aiutano a comprendere lo stato di approssimazione con il quale questo territorio, abitualmente definito “un paradiso”, viene governato. E, soprattutto, il grado di propaganda con il quale vengono affrontate le questioni più urgenti.

In particolare le parole del rampollo De Luca, raggiungono uno dei livelli più bassi ed infidi possibili di sciacallaggio politico. Inimmaginabile dinanzi ad una sciagura di questo tipo.

Che segue altre, già purtroppo rimosse.

Riguardanti, ad esempio, anche il dissesto idrogeologico, tema sul quale l’alluvione in Emilia Romagna dovrebbe spingerci a riflettere in maniera più costruttiva.

Ma rimanendo sul tema della mobilità, la costiera amalfitana rimane un campo minato di rischi, pressapochismo, incomprensibile burocrazia, speculazione politica.

Che quel parapetto crollato fosse troppo basso e fragile, era sotto gli occhi di tutti.

Anche che un pezzo dello stesso parapetto, solo pochi metri più a valle, investito e distrutto da un furgone solo qualche anno fa, fosse stato ricostruito più alto e più resistente, era (è) evidente.

Quanto sarebbe costato provvedere a ricostruire con maggiore coscienza tutto il parapetto del tornante? Qualche migliaio di euro sarebbe bastato.

A chi toccava preoccuparsene ed evitare l’irreparabile? Alla Provincia, alla Regione, al Comune, all’ANAS, al deputato De Luca? O forse tocca ai comuni cittadini l’onere del controllo e della denuncia, assumersi il compito di surrogare, con la loro voce, funzionari ed eletti nell’esercizio del governare?.

Lungo la strade della costiera esistono pericoli simili. In prossimità della Torre Normanna di Maiori, una ringhiera vergognosamente ossidata e pericolante è avvolta in una rete di sicurezza (oramai distruttasi anch’essa) da cinque anni. Dio non voglia che qualche veicolo debba testarne la compattezza, prima o poi.

In altri punti della statale 163, i muretti perimetrali sono troppo bassi, ed è già capitato che un motociclista imprudente vada di sotto. Le condizioni del manto di asfalto della strada per il Valico del Chiunzi, sia da Ravello che da Tramonti, sono pessime.

Un tratto della SP1 (Tramonti-Ravello) è, ma solo formalmente, chiuso da 11 anni per rischio colata.

Un po’ dappertutto toppe di asfalto ricoprono scavi di tubature alloggiate come nemmeno nella peggiore periferia industriale. E si potrebbe andare avanti.

La manutenzione è un’operazione noiosa, che non promette voti, ma è necessaria. E non basta conferire la delega alle urgenze, periodicamente, al Giro d’Italia.

La rabbia monta soprattutto perché a questo territorio non manca certo il denaro dei fondi pubblici, che però si disperdono lungo mille altri rivi. Nel frattempo i comuni, che fanno cassa con parcheggi e tassa di soggiorno, non investono mai abbastanza in opere di protezione. Anzi, se è possibile, aggiungono ferite.

Le amministrazioni correnti di Maiori e Minori, ad esempio, non hanno avuto problemi a far stanziare 19 milioni di euro (19 milioni di euro!) dalla Regione Campania che ne va fiera e che evidentemente considera questa “un’emergenza non più rinviabile”, per realizzare un’inutile galleria.

Quindi l’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma Strade Statali) in meno di due anni ha pubblicato un elaborato studio di fattibilità per forare il banco di roccia sottostante al villaggio “Torre” e al sentiero dei limoni, e consentire alle auto di evitare un semaforo lungo l’attuale strada, che così i cittadini potranno utilizzare per socializzare, passeggiare e andare in bicicletta (probabilmente elettrica considerata la salita).

Si tratta di un progetto talmente dissoluto che persino il sindaco di Minori, primo sponsor dell’intervento, ultimamente ha imbracciato un’imbarazzante marcia indietro ritrattando il fine dell’opera, dichiarando: “non riguarda la mobilità ma la rigenerazione urbana”.

La rigenerazione urbana (sic!).

Mentre siamo circondati dalle emergenze, l’impegno e la costanza nel perseguire obiettivi del genere travalicano i confini del tafazzismo; persino il partito del “benaltrismo” prova pudore nel segnare questi goal a porta vuota.  

Oggi l’auspicio, l’unico possibile, è che il rispetto del dolore, il raziocinio, l’analisi tecnica dei fatti, l’abiura di ogni strumentalizzazione, non riduca i cittadini, la stampa e persino la magistratura a muti, servi, spettatori.

Che non muoia, dunque, anche la già agonizzante coscienza civile.

(L’immagine è un frame tratto da un filmato pubblicato dal sito 105tv.it – LINK)

Quest’articolo è stato pubblicato nella rubrica L’ARCHRITICO su Ulisseonline.it

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