IL COMPILATORE DI MODULI NELL’ERA DELLA POST-CONOSCENZA

modulo2Con la riforma che prevede l’accesso all’esame di maturità anche per gli studenti insufficienti, l’Italia è entrata ufficialmente nell’era della post-conoscenza, anche detta del “vero/falso”. D’altronde gli esami sono già diventati una prova fatta di quiz, una volta solo la patente di guida si prendeva così, ora anche la laurea.

Il percorso dell’italiano medio è stato lungo più o meno settant’anni, dalla fine del secondo conflitto mondiale fino ad oggi, ma il tragitto dall’analfabetismo alla post-conoscenza è compiuto, il prossimo passo, ovvero la canonizzazione dell’apparato, sarà l’apertura del corso di laurea in modulistica.

Le tappe fondamentali, di questo percorso, dall’analfabetismo di partenza, sono state la scolarizzazione di base, la conoscenza, l’approfondimento, la ribellione e la critica, la superficialità, l’ignoranza ed ora la post-conoscenza. Il primo a comprendere la futura deriva italiana fu Renzo Arbore, quando nel 1986, in piena era della superficialità, cantava “La vita è tutto un quiz”.

Il simbolo per eccellenza della post-conoscenza è il modulo: fino a centinaia di caselle da barrare, modulo non più cartaceo ma da compilare e spedire solo telematicamente. Alla precisa compilazione di un modulo viene affidato la buona riuscita di qualsiasi procedimento di natura pratica o giuridica, specie nei confronti della macchina pubblica che non ha più né il tempo né gli strumenti per occuparsi delle sfumature, di apprezzare giudizi discreti o valutazioni nel merito, ma solo di archiviare una serie di “si” e di “no”, “visti” che ci sono o mancano nelle apposite caselle. L’unica ignoranza non tollerata è quella digitale (bastano le nozioni base).

Spesso non serve neppure che per la lettura del modulo sia spesa energia umana, la macchina dello stato è, per l’appunto, una macchina anche di fatto, fredda e rigida, che pensa con il modello binario dell’acceso/spento e non prevede sforamenti: sparisce il caso particolare o l’assenza della situazione, o ciò che siamo e vogliamo dire è tra le risposte multiple o non siamo più niente.

Inutile cercare dietro la macchina: se c’è un uomo, è anch’esso un compilatore di moduli.

Nella corrente dei nostri infiniti quiz quotidiani oramai non c’è spazio per apprezzare la gradazione delle cose. Leggere un libro o un articolo superiore alle trenta battute è uno spreco di tempo, una poesia è una altera formalità, l’amore è “Maria chiudi la busta”, apro o chiudo il pacco, nello sport conta solo il primo e l’ultimo, l’arcobaleno ha perso spessore ora è solo bianco e nero, i vocabolari hanno giusto venti pagine scritte larghe larghe. A scuola l’eccellenza è un lusso fastidioso, l’asino è un cumulo di polvere da nascondere sotto al tappeto: basta un’unica lunga sufficienza, non ovunque ma nella media. Una banale lunga media di cose pressappoco conosciute, necessarie per compilare il sacro modulo.

L’unica figura professionale che servirà davvero sarà quella del perfetto compilatore di moduli. Le gare pubbliche si vincono già così: annerendo tutte le caselle, senza omissioni; qualsiasi comunicazione si trasmette in questo modo, da quella fiscale a quella edilizia: riempiendo un form, dove quello che avremmo dovuto sforzarci di scrivere è già scritto tra una serie incomprensibile di riferimenti giuridici che nessuno conosce veramente, ma tanto non è importante nell’era della post-conoscenza (le leggi serviranno, eventualmente, solo alla magistratura quando arriverà, perché la magistratura arriva sempre, prima o poi).

Aziende con le migliori menti, ancora non emigrate, di questo paese, sarebbero invisibili senza il compilatore di moduli, che sa dove scaricare il formulario giusto e soprattutto la PEC dove inviarlo. Finanziamenti provenienti da mittenti oscuri, giungono solo sul conto corrente del compilatore esperto, per gli altri, quelli che provano con gli argomenti ed il condizionale coniugato per bene, solo attese in corridoio e porte chiuse.

Nell’era della post-conoscenza siamo tutti diventati documenti formalmente corretti o inesatti. Dobbiamo fare attenzione: i nostri soldi possono migrare da un punto all’altro del mondo con un codice pin, oppure dissolversi.

Noi stessi potremmo sparire, all’improvviso, annerendo la casella sbagliata.

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