DISNEYLAND PER RICCHI

Alla cortese attenzione di: Soprintendenza ai BAP Salerno, Mic – Ministero della Cultura – Mic Campania

La costa d’Amalfi dal 1987 ha il privilegio di appartenere ai 58 luoghi ai quali, in Italia, l’UNESCO ha riconosciuto il titolo di «Patrimonio dell’umanità».

Tra i criteri di scelta, giova ricordarlo, vi è quello dell’«integrità».

Sul sito ufficiale dell’UNESCO, nel paragrafo dedicato, si legge: “L’esteso territorio della Costiera Amalfitana racchiude tutte le componenti fondamentali e necessarie per esprimere il suo Eccezionale Valore Universale(…) Le minacce identificate per l’area includono la pressione ambientale e disastri naturali come frane e terremoti, nonché la pressione di un’intensa visita turistica in alcune aree urbane, in particolare a causa del traffico veicolare”.

Per la salvaguardia della costiera amalfitana l’UNESCO segnala che “La vigilanza generale sulla tutela del patrimonio è di competenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e del suo ufficio periferico”.

Ritengo sia corretto partire proprio da questa annotazione per porre alla vostra attenzione il progetto redatto dall’ANAS, che tra qualche giorno verrà sottoposto ad una procedura di gara d’appalto; ingannevolmente chiamato “Variante alla S.S. 163 in località Torre Mezzacapo tra gli abitati di Minori e Maiori”, ma che in realtà consiste nella realizzazione di un tunnel di 400 metri di lunghezza, per consentire alle autovetture di evitare il percorso esistente (circa 800 metri) tra i due nuclei abitati. Le motivazioni alla base del progetto sono quelli di favorire la mobilità e di pedonalizzare il tragitto ora carrabile.

Si tratta di un’opera inserita dalla Regione Campania tra quelle previste per il miglioramento della mobilità in costa d’Amalfi. L’Assessore Regionale alla mobilità, ha rimarcato come l’attraversamento in galleria consentirebbe un risparmio nei tempi di percorrenza di 38 secondi (sic!). In ambito locale, lo studio di fattibilità col relativo progetto, è stato approvato frettolosamente, senza nessun confronto con la cittadinanza che ne è venuta a conoscenza improvvisamente e quasi per caso. Lestezza confermata dall’evidenza che nel piano urbanistico comunale (in vigore dal 2017) non vi è traccia di tale opera (a parte un vago accenno) e che, quindi, al pari del Piano Urbanistico Territoriale, ha dovuto subire una subitanea variante.

Ad oggi, il pericolo che i fondi vadano perduti suggerisce l’immediata messa in gara, sebbene l’oggetto sia un progetto sul quale la soprintendenza ha chiesto delle modifiche e persino l’amministrazione comunale, ha confessato delle perplessità.

L’”Amalfitana”, unanimemente considerata una delle strade più belle del pianeta, “Fu completata ed ufficialmente inaugurata il 12 gennaio 1853 col nome di Strada Ferdinandea, in onore di Ferdinando II di Borbone, sovrano allora regnante: si trattò di un’opera mirabile, ben inserita nel contesto naturale, che pose termine per sempre al tradizionale isolamento della Costa d’Amalfi e consentì per la prima volta il transito in essa di carrozze, favorendo la commercializzazione dei prodotti in entrata e in uscita (…)[1]

Si tratta senza dubbio di una mirabile opera, interamente realizzata a “mezza costa”, frutto del genio degli ingegneri del tempo.

Non è possibile negare che quello della mobilità sia uno dei problemi più gravi della costiera amalfitana. Laddove la ristrettezza della carreggiata impedisce l’incrocio tra due mezzi di maggiori dimensioni, dove è stato possibile, si è operato un allargamento, in altri casi viene posizionato un semaforo o disposta una coppia di ausiliari al traffico. Le lunghe file di automobili, autobus e motocicli che nei giorni di massima affluenza, paralizzano gli spostamenti, sono la cartolina più frequente che i visitatori riportano a casa, dopo le vacanze. Il traffico veicolare andrebbe scoraggiato e non agevolato, né tantomeno accelerato. Tuttavia, divieti di circolazione o limitazioni specifiche hanno trovato l’opposizione non solo degli albergatori ma anche delle amministrazioni comunali.

Tornando sulla questione specifica va innanzitutto mostrato che, impiegare decine di milioni di euro (quelli previsti, per ora, sono 22) intervenendo in un punto ove non vi è nessuna emergenza reale è tecnicamente superfluo. Il tratto di strada che andrebbe bypassato è sufficientemente largo da consentire la circolazione lungo i due sensi; fa eccezione la curva ove si affaccia la torre “Mezzacapo”, baluardo dell’omonimo castello.

In tale punto, fino a qualche anno fa, era ritenuta sufficiente una coppia di specchi convessi. Di recente, per una questione di sicurezza, è stato installato un semaforo.

La carreggiata stradale tra Maiori e Minori

Il blocco del traffico, viceversa, avviene sistematicamente in altri tratti, plausibilmente meritevoli di intervento. Ma non è questa la sede per le riflessioni economiche, tecniche e funzionali.

Vi sono almeno altri tre motivi più gravi per riflettere, e realisticamente opporsi, ad un progetto del genere. E fanno esplicito riferimenti ad emergenze paesaggistiche e culturali.

Innanzitutto vi è la questione della trasformazione del lungomare della cittadina di Minori. L’uscita del tunnel va a modificarne il suo limite ad est, tranciando di netto la passeggiata. Quest’area, attualmente occupata anche da un’attrezzatura sportiva, dal punto di vista storico rappresenta l’antico luogo di spanditura della pasta allor quando Minori era uno dei centri più operosi nella sua produzione, pratica perdurata fino ai primi anni del secondo dopoguerra.

Cartolina del 1955

L’incavo sotto il belvedere detto della “Mortella” e la protezione dai venti di levante, nonché la prolungata esposizione solare (non a caso il piazzale era detto “La California”) fanno di quell’angolo un luogo delizioso per la sosta.

Premesso che sarebbe opportuno recuperare la disponibilità dell’area traslando l’attrezzatura sportiva (che, tuttavia, rappresenta, specie per i più giovani, una vitale risorsa di socialità) è incomprensibile che questa si trasformi in una sorta di rampa stradale, ricavando a nord uno spazio residuale di nessuna utilità e qualità e costringendo ad una lunga ascesa i pedoni intenzionati a raggiungere l’attuale carreggiata. Tale modifica orografica sarebbe chiaramente visibile dal mare: l’andamento del terreno, così morbidamente disegnato dal tracciato borbonico, verrebbe violato da una innaturale sequenza di pareti di contenimento, l’ultima delle quali triangolare.

Sezioni di progetto

Il disegno planimetrico denuncia anche un grave problema di sicurezza: le autovetture provenendo dal tunnel in discesa piomberebbero nel centro del residuo lungomare rappresentando un serio problema per gli attraversamenti pedonali.

Stato attuale dell’area (vista aerea)
Planimetria di progetto

In secondo luogo, lo svuotamento della sezione della roccia per il passaggio delle autovetture, costituirebbe una chiara minaccia per l’abitato che si trova nella sua parte superiore e per lo stesso camminamento pedonale sottostante. Nello studio di fattibilità è chiaramente indicato che la foratura della collinetta avverrebbe tramite esplosivi (e come sennò?), pratica che non tiene conto della consistenza e del grado di friabilità della roccia calcarea presente in zona. Ne è prova il periodico verificarsi di frane e smottamenti che interessano tutta la costiera amalfitana, ed in particolare la fascia a monte della statale “Amalfitana”, interrompendone il transito e mettendo in pericolo la vita degli abitanti. Ma anche ostacolando il regolare pendolarismo degli studenti, dei lavoratori e il normale svolgimento delle attività economiche.


Foto-inserimento, dal progetto, dell’imbocco galleria, lato Minori

La costiera amalfitana è una terra geologicamente fragilissima, sarebbe il caso di ricordare la disastrosa colata di fango del torrente Dragone settembre 2009 (una vittima ad Atrani) e il crollo della carreggiata stradale all’ingresso di Amalfi nel 2020. Lo stesso fronte roccioso interessato dal progetto è già stato oggetto di crolli: nell’ottobre del 2003, proprio nel punto dove è previsto l’imbocco lato Maiori, una frana costrinse gli abitanti della costiera a superare l’ostacolo tramite spostamenti via mare. Per la sua particolare orografia, aggettante sulla strada, quello è da sempre considerato un punto da monitorare con cura, come dimostrano le mappe allegate al Piano Urbanistico Comunale.

Ad essere seriamente minacciato dal progetto sarebbe anche l’antico villaggio di “Torre”, caratteristico agglomerato di abitazioni arroccate sulla cima della collinetta ed attraversato dal “Sentiero dei limoni”, apprezzato e famoso percorso che attira la meraviglia di migliaia di turisti ogni anno. Le conseguenze di eventuali danni alle costruzioni, l’interruzione o peggio ancora il danneggiamento del percorso panoramico, sarebbero disastrose.

Infine, il tunnel andrà a lambire uno dei più straordinari e misteriosi siti dell’intera costiera amalfitana: la Grotta dell’Annunziata, sulla quale, nonostante viga un vincolo puntuale (L.1089/39 e D.M.01.09.1990), già aleggia l’incubo del disfacimento essendo celato agli occhi della comunità poiché destinato ad altro uso (vi è alloggiato un parcheggio privato).

La grotta rivelatasi “per effetto del terribile tremuoto del 3 gennaio 1117, che duro 40 giorni intermezzatamente (…) I cittadini di Maiori onde placare l’ira divina, v’eressero, entro medesima, un’edicola ex voto, in onore della B. Vergine dell’Annunziata[2] è stata luogo di culto per almeno quattro secoli.


J.P. Hackert, Grotta dell’Annunziata in Maiori, 1804. Tratto da D. Sarno op. cit.)

Alla fine del secolo XIV all’interno della grotta vennero costruite una chiesa prima a S. Maria de Crypta e successivamente alla Vergine SS. dell’Annunziata (…) Attualmente della chiesa, che doveva essere a due navate, sono rimaste solo poche strutture murarie e un’edicola ex voto sulla cui fronte è un grande affresco riproducente la Madonna dei pescatori. L’ignoto artista quattrocentesco presenta l’omaggio votivo dei pescatori della costiera amalfitana alla Madonna, affinché li protegga (…). La scena è dominata dall’immagine soccorrevole della Vergine che stringe la mano ad un pescatore (…)[3].


J. Wright of Derby, Grotta dell’Annunziata a Maiori, 1779 – da M. Ricciardi “La costa d’Amalfi nella pittura dell’ottocento” – De Luca ed., Salerno 1998

Il fascino della grotta non sfuggì ai pittori che nel XVIII^ e XIX^ secolo la dipinsero e da là dipinsero la costa. Prima della costruzione della strada costiera, la grotta si apriva direttamente sulla spiaggia e gli abitati dei due paesi erano uniti da un ponte di legno “«detto comunemente il Ponte del Capillo», il quale, partendo dalla spiaggia e poggiando su piloni, «attaccava alla montagna e conduceva nel comune di Minori»”[4].

Tali criticità sono state oggetto anche delle osservazioni della locale soprintendenza. Che, tra l’altro, ha chiesto per la Grotta dell’Annunziata (“Il più importante bene rupestre della costa d’Amalfi” cit. Sindaco di Minori, dich. del 09.11.2022) di valutare “l’effettiva estensione”senza, tuttavia (identicamente al Comune) ventilare la possibilità di tutelarne le rimanenti vestigia e renderla nuovamente fruibile.

La soprintendenza, infine, raccomanda anche la modifica del tracciato in modo da tutelare l’attuale lungomare (“evitando di impegnare l’area oggi occupata dal campo di calcio”). Correzione che stravolgerebbe (positivamente) l’intero tracciato previsto dal lato Minori esigendo, nella sostanza, l’elaborazione di un nuovo disegno.

Tuttavia il progetto che sarà oggetto di gara d’appalto rimane quello approvato nello studio di fattibilità. Le procedure si incanalano, dunque, in una progettualità non condivisa e assolutamente pericolosa per la comunità e per il paesaggio.

Concludendo: un ripensamento della mobilità in un territorio così fragile dovrebbe ripartire da un sistema di spostamento meno aggressivo con una riconversione verso i vettori ecologici, ad una limitazione delle correnti di traffico favorendo i collegamenti verticali o via mare. Tutta una serie di soluzioni alle quali le città contemporanee e i territori più sensibili, oggi, si rivolgono naturalmente. L’aggressione senza limitazioni del turismo espone, sempre più seriamente, la costa d’Amalfi al rischio della sua “Venezizzazione”, con l’aumento esponenziale della rendita immobiliare e la conseguente espulsione dei residenti. Perseverando con queste politiche, tra qualche anno la costa d’Amalfi, diventerà una sorta di Disneyland per ricchi.

E’ alla tutela e alla difesa del territorio, geologico e sociale, al suo monitoraggio tramite interventi costanti di manutenzione, alla valorizzazione dei suoi beni culturali materiali e immateriali, che va dedicato il primo e più consistente capitolo di spesa per garantire l’integrità della costiera amalfitana e la sussistenza dei suoi abitanti.

Alla luce di quanto, pur brevemente esposto, una più che consistente fetta della popolazione, della quale mi faccio semplicemente portavoce, chiede che il MIC, o chi di competenza, intervenga per bloccare un’opera inutile, pericolosa e potenzialmente distruttiva per la costa d’Amalfi.

Minori lì 15.11.2022



[1]D.Sarno, Beniamino Cimini. “Ultimo sindaco del Regno delle due Sicilie e primo sindaco del regno d’Italia nella Maiori del XIX secolo” – N.Longobardi ed. 2017

[2]M.Camera, “Memorie storiche e diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi” Vol.2 – Stablimento Tipografico Nazionale, Salerno 1876

[3]A. Caffaro, “Insediamenti rupestri del Ducato di Amalfi” Ed. A. Postiglione, Salerno 1986

[4]D. Taiani (a cura di), “Cronica di Majori, registro di moltissime notizie (…)” Tipolitografia De Rosa, Maiori 2002

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