A 4 metri dalla riva (L’ombrellone arcobaleno di Gino)

ombrelloneGino possedeva da anni un ombrellone con tutti i colori dell’arcobaleno, era un ombrellone di dimensioni minori del consueto e senza punta, finita chissà dove; insomma un piccolo ombrellone da spiaggia con una imperfezione.

Quando un suo parente gli propose di passare qualche giorno al mare da lui insieme alla sua famiglia (quella di Gino e quella del parente), Gino fu molto felice; pensò che quell’anno aveva proprio bisogno di andare un po’ al mare, di starsene rilassato, sdraiato a pochi metri dalla riva alternando la luce del sole all’ombra dell’ombrellone.

Fu così che Gino caricò la sua famiglia, la brandina e l’ombrellone nella sua utilitaria e partì per il mare.

Il primo giorno Gino era così tranquillo e sereno che si svegliò intorno alle 9, un orario davvero insolito per lui che si svegliava sempre alle 8, tutti i giorni, per andare ad aprire il suo negozio. Gino guardò compiaciuto l’orologio e aspettò che si svegliassero tutti gli altri per recarsi in cucina a fare colazione. Dopo circa un’ora, Gino arrivò nella piccola spiaggia che era proprio di fronte casa del suo parente; era quella l’unica porzione rimasta libera dalla speculazione dei privati.

Gino trovò la spiaggia già affollata, si mosse con circospezione tra i bagnanti già sistemati su lettini noleggiati o trasportati da casa e zigzagando tra ombrelloni grandi e monocolore.

Dopo qualche minuto di perlustrazione, riuscì a trovare un posto scomodissimo accanto ad una famiglia rumorosa, con almeno quattro figli preadolescenti o neonati e grandi attrezzature balneari ed alimentari. La sua stessa famiglia che lo raggiunse in spiaggia si lamentò del pessimo posto e della compagnia ravvicinata.

Il primo giorno di mare di Gino fu così un pessimo giorno. Tornò a casa intorno alle tre del pomeriggio nervoso e intrattabile.

Il giorno dopo Gino puntò la sveglia alle 7.15, fece colazione da solo, in silenzio curando di non svegliare nessuno e raggiunse la spiaggia libera alle 7.30. A quell’ora trovò solo alcuni mattinieri già sistemati in riva al mare e qualche lettino preparato dal noleggiatore, illegittimamente per qualche avventore raccomandato. Gino piantò subito il suo ombrellone senza punta alla distanza che lui riteneva giusta dal mare, ovvero circa 4 metri (li misurava con i passi), delimitando poi il territorio con la brandina e tre asciugamani. Alle 8,30 la spiaggia cominciò ad affollarsi e Gino cominciò a guardarsi intorno per difendere il territorio. Le famiglie numerose arrivavano a pochi metri da lui, controllavano che non ci fosse la superficie adeguata e si allontanavano.

Perché giusto quattro metri ?” gli chiese una volta sua moglie.

Perché, come con tutte le cose troppo belle, occorre mantenere la giusta distanza: non bisogna mai avvicinarsi troppo”. Rispose Gino.

Gino, quel giorno, fu così contento della sua posizione che si concesse anche un leggero pranzo a casa intorno alle 13.30, per poi tornare sotto il suo ombrellone colorato alle 14 e rimanerci fino al calare del sole, cioè alle 18.30.

La sera Gino offrì vino rosso alla sua famiglia e a quella del suo parente.

Dopo un solo giorno di mare (in realtà erano due, ma il primo era meglio dimenticarlo) sembrava rigenerato.

Il mattino dopo Gino pensò di migliorarsi ancora, puntò la sveglia alle 7, fece colazione in piedi mentre era in bagno e alle 7.10 minuti era già in spiaggia dove potette puntare il suo ombrellone (che in realtà non aveva la punta) liberamente tra lo stupore del noleggiatore che arrivando qualche minuto dopo di lui lo trovò già bello che disteso che leggeva un fumetto Dylan Dog.

Le due famiglie affini di Gino era ben contente che lui andasse a puntare l’ombrellone e a delimitare lo spazio, quando arrivavano in spiaggia, con calma, intorno alle 10, infatti, trovavano una posizione perfetta per godersi il mare e lo ringraziavano con grande calore, portandogli a volte del caffè freddo o dei giornali, se lo desiderava.

La situazione cominciò a peggiorare dal quarto giorno. Il parente di Gino alzatosi intorno alle 5 per fare la pipì, lo trovò seduto sul divano, già ben sveglio con l’ombrellone arcobaleno tra le mani, la brandina e la borsa del mare già pronta.

All’inizio pensò ad un caso di sonnambulismo, ma Gino era ben vigile.

Gino cosa fai già sveglio ?” gli chiese.

Devo andare a mettere l’ombrellone prima degli altri” rispose Gino che guardava nel vuoto della parete bianca davanti a sé.

Gino, sono ancora le cinque, è  buio. Puoi puntare la sveglia e dormire ancora un paio d’ore”.

E’ rischioso” rispose Gino, “la sveglia potrebbe non suonare ed io svegliarmi troppo tardi”.

Il parente di Gino si arrese, fece la sua pipì, poi tornò a letto e si riaddormentò, nel frattempo comprese che la situazione poteva prendere una brutta piega.

Infatti Gino continuò a svegliarsi alle 5, ma una volta anche alle 3, ossessionato dalla paura di arrivare tardi in spiaggia e di non trovare il posto per il suo ombrellone colorato.

I familiari provarono a convincere Gino che bastava mettere la sveglia alle 7.30 per trovare un posto più che soddisfacente ma Gino desiderava arrivare per primo perché voleva scegliere lui il posto, aveva il terrore che alla posizione che desiderava trovasse già sistemata una famiglia numerosa e intrattabile.

Inoltre un giorno, intorno alle 9 erano arrivati due vacanzieri, certamente stranieri che possedevano un ombrellone del tutto identico a quello di Gino; una circostanza che Gino non riusciva a spiegarsi. Com’era possibile che quei due stranieri avessero l’ombrellone arcobaleno delle stesse dimensioni sue, ma soprattutto era possibile che qualcuno confondesse i due ombrelloni costringendo Gino a spostarsi in una posizione del tutto insoddisfacente ?.

Questo fu il secondo incubo di Gino che trascorse dieci giorni quasi da insonne, ma riuscì sempre a sistemare l’ombrellone dove desiderava.

La sua famiglia e quella del suo familiare assecondarono quella che ritenevano un ossessione di Gino, d’altronde a tutti piaceva avere la comodità di un ombrellone in posizione privilegiata. Quando lo sentivano uscire di casa alle 6 (una volta erano addirittura le 5.40) facevano tutti finta di dormire ed effettivamente si riaddormentavano quasi istantaneamente.

D’altronde questo è quello che accade sempre e ovunque, quando la passione, o l’ossessione di pochi, viene utilizzata, gratis, da altri.

Ma a Gino questa particolare non interessava. Anzi non ci aveva mai neanche pensato. A lui interessavano altre sensazioni. Altri momenti.

Gino, quell’estate vide bellissime albe in riva al mare, poco a poco si rese conto che il suo momento preferito era proprio quello: arrivare sulla spiaggia deserta ed avere la libertà di decidere da quale punto guardare il mare e l’orizzonte. Ma soprattutto, sdraiarsi nella più completa solitudine, nel silenzio della spiaggia che in media durava fino alle 8, quando il noleggiatore ed altri bagnanti cominciavano ad arrivare. Due ore di inarrivabile pace terrena.

Quello che Gino aveva trovato era il “suo posto”, non semplicemente una posizione, ma uno stato dell’anima che comprendeva l’ombrellone, la brandina, il mare a 4 metri ed il silenzio. Combinazione che si poteva avere solo dalle 6 alle 8 del mattino.

Tutto il resto era solamente tradizionale turismo balneare.

Tornato a casa, il primo giorno di lavoro, Gino si svegliò ancora alle 5.30, diede uno sguardo al suo ombrellone arcobaleno appoggiato in un angolo della stanza e si rigirò dall’altra parte.

Sognò il suo mare a quattro metri precisi, fu un sogno bellissimo e lunghissimo.

Per lui alzarsi alle 8, era diventato un lusso.

 

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