IL TALENTO

“Così la mia esistenza si riapriva imprevedibilmente e, sospinta dal mio talento, si avventurava a gonfie vele per altre acque dove io senza impazienza ma con la fermezza di chi ottiene un diritto a lungo negato assaporavo variopinte e, in parte ignote, gioie . ..”

(da “Il talento”- di C. De Marchi)

Mi capita, a volte, di avere la sensazione di percorrere questo pezzo di vita come su di un lungo falsopiano, leggermente in discesa.

Ho bisogno di fare pochissima fatica per invecchiare, scivolando, senza dovermi sforzare di accelerare, curvare, frenare, imbottigliato dentro questo lungo corridoio dove la vita scorre senza accadere.

Sembrerebbe una situazione di comodo, e in effetti potrebbe apparire come tale, ma non lo è. Non si fa nessuna particolare fatica fisica ma se ne ricava una grossa ansia mentale che ti prende quando scopri di trovarti come in una specie di corridoio stretto, soffocante, dalle pareti oscurate e con poca luce. Un interminabile tapis roulant, impercettibilmente lento, un movimento adagio che non porta da nessuna parte. Intorno, invece, scorre la vita, il mondo, l’architettura, i sorrisi, i viaggi, l’amore.

Ma, per fortuna, quando fuori passa la Primavera, è più semplice accorgersene. E’ la Primavera che squarcia le pareti di questo tunnel e ti incoraggia ad andare fuori, ad affrontare il mondo.

A cercare, da qualche parte, altra parte, anche la fatica fisica.

Ci sono parti della vita che ci capita di vivere in falsopiano ed altre che vanno vissute in salita. Gradini più o meno alti che vanno scalati, alcuni ce li cerchiamo, altri te li trovi davanti all’improvviso e devi saltarci sopra senza pensarci troppo. Un’alternanza di falsopiano e scale, come la vedo io: questa è la vita.

Tutte le volte che vado su dei gradini nuovi, sono sicuro che non mi guarderò indietro. E salto, salto e corro più in alto che posso. Sento la stanchezza fisica, le ginocchia che si piegano e il respiro che manca, mi lascio spingere dall’energia che mi sento dentro e poi mi viene in mente sempre quella parola: talento.

Talento: ognuno ha il suo. Tutte le volte che mi arrampico su qualche salita, lo faccio cercando di capire il mio; mi chiedo: “cosa ti piace ? Per cosa ti senti particolarmente portato ? Dove risiede la tua felicità ? In quale luogo, insieme a quale persona ?“.

Tutte le volte che incontro il futuro o che ci vado incontro, mi ricordo di ricordarmi del talento di vivere. Quello che vale più di ogni altro, senza questo, tutti gli altri talenti non servono a nulla.

Il talento che ho sempre paura di non avere a sufficienza, che non si impara in nessuna scuola, che a volte viene e a volte va. Quell’idea di talento che scoprii in un libro.

Pur non capitando spesso, tutte le volte che ascolto il mio talento, per quanto sia faticoso, io mi sento felice; lungo questi gradini ripidi sento di poter salire, salire, salire e di non fermarmi mai. Abbandonare questo angusto tapis roulant, liberare la mente, salire nuovi scalini, inseguire la Primavera, nuovi sguardi, l’amore, atterrare in posti mai visti prima, cercare architetture meravigliose, farsi venire idee sorprendenti, coltivare amicizie, liberare il talento di vivere. Dargli tutte le possibilità per (di)mostrarsi. Saltare quei gradini a due a due.

Non è mai troppo tardi; tutte le volte lo penso, tutte le volte, mi ripeto: “non è mai troppo tardi“.

Lo so.

(scritto il 13.04.2007)

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