MODERNISSIMO DELITTO

E’ in corso da tempo una mutazione degli italiani che alle nobili pratiche della poesia e della navigazione mostrano di preferire il meno blasonato gioco d’azzardo.

Ugualmente avventuroso e romanticamente distruttivo, l’incanto della sorte si è introdotto nelle città sostituendosi all’antico fascino delle arti e della cultura.

Nel popoloso quartiere di Pastena a Salerno, durò solo tre anni l’esperimento del cinema “Modernissimo”.

Un volume basso, delle dimensioni di un’insula, incastonato tra gli edifici, caratterizzato da una sorta di coperchio rosso fuoco e da una lunga pensilina d’ingresso metallica. Individuato da un’insegna in caratteri tondeggianti, vagamente vintage.  Dignitoso ed essenziale nella sua architettura corrente.

Un segnale, anche simbolico, dello sviluppo di una parte di città.

Sorto al tramonto del secolo scorso, sui resti di una vecchia sala cinematografica, il “Modernissimo” mise in moto una nuova economia di quartiere, fatta di esercizi commerciali e ristorazione, ma soprattutto si pose al centro di un processo creativo e aggregativo che coinvolgeva non solo il quartiere Pastena ma l’intera zona orientale della città.

Durante la breve esistenza, nelle sue tre sale, il “Modernissimo” ospitò numerosi eventi, festival del cinema e convegni.

Ma questo non bastò a garantirgli la sopravvivenza: nel 2003 venne riconvertito in sala “Bingo”.

Lo consentì la norma che accomunava l’attività del “Bingo” a quella dei cinema, considerandole parimenti “sale di intrattenimento”.

Gli abitanti del quartiere ancora rammentano la desolante spoliazione pubblica delle poltroncine di velluto.

Ricordano bene anche chi fosse a quel tempo il Sindaco delle città di Salerno, che lasciò si commettesse un delitto del genere. Ha fatto carriera.

Cogli anni, passato di moda il “Bingo”, sono subentrate le slot machine.

L’insegna è rimasta al suo posto: stretta tra abitazioni, scuole, l’ufficio postale e piccole attività dalle serrande oramai serrate, c’è un’oscura sala da gioco, circondata da un inquietante silenzio.

Luci soffuse, sguardi bassi, disagio, isolamento.

Così si uccide una città.

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