L’ETERNA LOTTA TRA ARCHITETTI ED INGEGNERI (LA RECITA SCOLASTICA)

scenografiaCome tutti sanno, è in corso, da anni oramai, una perenne lotta tra il mondo degli architetti e quello degli ingegneri. Si tratta di una contesa che procede con modalità che vanno dallo strisciante all’eclatante, interessando non solo il campo edilizio, ma qualsiasi ambiente nel quale le due figure, anche casualmente, possono venire a contatto.

Ad esempio in questo periodo di fine anno scolastico, nella realizzazione della scenografia per la recita scolastica dei bambini alle elementari.

Come da prassi, la maestra, dopo aver impegnato per mesi gli alunni nella recitazione dei personaggi, è costretta ad affrontare il fastidioso problema della scenografia. A quel punto chiede aiuto ai familiari dei bimbi, ovviamente i genitori, ma vanno bene anche zii, cugini più grandi, persino amici di famiglia possono venire coinvolti.

Dato l’altissimo numero di architetti presenti sul territorio nazionale, non è affatto difficile per la maestra rintracciarne uno tra i parenti più prossimi di un alunno. A tale architetto viene affidata la trasposizione pratica dei desideri della maestra, la composizione delle quinte e ovviamente il loro montaggio. Ovviamente la maestra non si rende conto della complessità dell’intervento e dunque, dopo aver curato l’’aspetto teatrale per mesi come neanche Strehler, si riduce all’ultima settimana per assegnare l’incarico per la scenografia. Essendo gli architetti, in genere, persone molto precise ed abituate a lavorare in tempi strettissimi, ecco che l’architetto-scenografo-parente di alunno (da ora ASPA) elabora immediatamente un progetto in autocad, dopodiché si mette alla ricerca dei materiali adeguati, quindi seleziona una serie di fornitori in base al prezzo e alla disponibilità, elaborando un veloce computo metrico. Quindi passa allo studio dei particolari costruttivi ed ipotizza uno schema di montaggio.

Si tratta di una serie di passaggi che contemplano una notevole velocità di esecuzione anche in relazione al budget in dotazione, che conoscendo la situazione della scuola italiana, di solito è prossimo allo zero.

Finché si arriva al giorno che precede quello della recita scolastica, che è solitamente il giorno fissato per il montaggio della scenografia e per la prova sul palco dei bambini. L’ASPA arriva di buon mattino a bordo (o seguìto) di un furgonato che contiene tutti i pannelli realizzati, una volta a teatro si imbatte in una flotta di genitori reclutati sempre dalla maestra a cui è stato dato il compito della manovalanza, con indicazioni molto generiche tipo: “venite a dare una mano”. Nella truppa di genitori-manovali (da ora GM) c’è sempre uno che prende il comando delle operazioni, in quanto esperto nel ramo artigianale, a volte può trattarsi anche di un nonno, ex mastro-edile o falegname o qualcosa del genere, si tratta del parente-manovale-esperto (da ora PME). A questo punto iniziano le manovre di montaggio: l’architetto, progetto alla mano, dirige il cantiere, stabilendo l’ordine delle cose e lo schema di montaggio; nel suo animo, ad una comprensibile apprensione iniziale, si sostituisce una sensazione di onnipotenza che neanche Norman Foster al Gherkin di Londra. Tutto, dunque, fila liscio, finché, compare lui: il padre-parente-ingegnere.

Entra defilato, da un ingresso secondario. Nessuno lo ha invitato, nessuno ha chiesto il suo intervento né i suoi consigli, tutti hanno pensato che, siccome è ingegnere, sarebbe stato certamente troppo impegnato per potersi occupare di una recita dei bambini delle elementari; e invece lui, proprio quel giorno, si è preso qualche ora libera e ha deciso di andare a controllare i preparativi a teatro. La maestra di solito lo accoglie con un grande sorriso, lieta che abbia trovato modo di preoccuparsi della recita, ignorando che sta per aprirsi un conflitto professionale ed ideologico di dimensioni impressionanti.

Dopo qualche minuto, durante il quale l’ingegnere-parente-premuroso-invadente (da ora in poi IPPI) rimane in un angolo del teatro ad osservare apparentemente distratto, ecco che lentamente si avvicina al palco con passo cadenzato e mani dietro la schiena, tipo anziano curioso che scruta il cantiere. Innanzitutto l’IPPI si sofferma sulle modalità di montaggio dei pannelli, quindi li tamburella con le dita per verificarne la solidità, dopodiché, mentre elargisce sorrisi di compiacenza in giro, esegue furtivamente una prova di resistenza spingendone uno o forzando un collegamento.

Di solito, dopo questa operazione, i GM rallentano decisamente i lavori, mentre il PME in qualità di capo cantiere si avvicina all’IPPI presentandosi con discrezione. Intanto l’ASPA viene decisamente ignorato, nonostante sia chiaro che sia stato lui ad aver compiuto tutte le scelte progettuali e tecniche. Dopo un breve colloquio tra l’IPPI e il PME, quest’ultimo si avvicina all’ASPA sussurrandogli che secondo l’ingegnere si sta montando la scenografia in modo assolutamente imprudente, che andrebbero aggiunti dei tiranti, una serie impressionante di staffe, rinforzi, chiodature, cerchiature ecc.. Ma non è tutto, mentre l’architetto, assalito dal dubbio, pensa a come rendere più stabile la costruzione, l’ingegnere gli si avvicina e dopo una presentazione minima, giusto i convenevoli, introduce un concetto nuovo: la possibilità di variare il progetto per garantire maggiore stabilità al tutto, estendendo le sue valutazioni alla cifra estetica dell’opera. A questo punto è evidente che l’ASPA riceva questa intromissione come una vera e propria dichiarazione di guerra e come tale la accoglie, purtroppo è costretto a reagire restando nei limiti dell’educazione, per la presenza dei genitori e della maestra. Ma il conflitto è ufficialmente aperto.

L’intrusione dell’IPPI, evidentemente causa un rallentamento radicale dei lavori, perché costringe ad una verifica totale di tutti i nodi, catene cinematiche e cerniere della scenografia, con correttivi obbligati. Questo implica che nel primo pomeriggio, quando finalmente l’IPPI si allontana con grande gioia di tutti, un’orda scatenata di bambini raggiunge il teatro per la prova con la scenografia ancora in fase di montaggio. A questo punto l’ASPA i GM e il PME sono costretti ad operare in condizioni critiche estreme, non solo dal punto di vista pratico ma anche psicologico, poiché prima di andare via l’IPPI ha anche avvertito tutti i presenti sulle responsabilità civili e penali conseguenti da un eventuale infortunio di un bambino causato da un improvviso crollo della struttura.

Il risultato è che l’ASPA trascorre una notte insonne, tormentato dall’incubo di un cedimento improvviso dell’intero palco e del suo arresto con relativa foto sul giornale locale nella pagina della cronaca nera.

Il giorno della recita, l’ASPA, alle 6 del mattino chiama il PME invitandolo a raggiungerlo a teatro per dare un ultimo controllo alla scenografia. In genere durante questo esame vengono ignorati tutti i consigli dell’IPPI, riportando la costruzione allo stato pre-intervento dell’ingegnere; solo il PME, con grande discrezione, suggerisce alcuni piccoli interventi cautelativi che impediranno alla scenografia di collassare, in particolare durante il balletto di 80 bimbi scatenati che saltano sulle tavole del palco per circa 10 minuti senza soluzione di continuità.

Tutto questo mentre i GM battono le mani a tempo, l’IPPI è al lavoro distante 5 chilometri, il PME fuma in cortile e l’ASPA suda freddo.

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