La rivoluzione degli architetti (19/11/2026) – 1ma parte

CHAGAL17La rivoluzione degli architetti si tenne il 19 Novembre del 2026, cominciò intorno alle 9,00 e si concluse alle 22.34. Interessò le cinque principali città italiane: Napoli, Roma, Milano, Genova e Venezia. Con esiti alterni.

Nel 2026 gli architetti italiani erano diventati quasi 200.000, 320.000 contando anche quelli in pensione, 380.000 mettendoci dentro anche gli studenti, 600.000 se includiamo nel conteggio anche i dottori in architettura e quelli che da architetti avevano cambiato lavoro. In Italia, dopo la deportazione coattiva, avvenuta dopo referendum popolare tre anni prima, nelle isole del Pacifico di tutti gli avvocati, quella degli architetti era la categoria professionale di gran lunga più numerosa. Oltre che quella più sfruttata, sottopagata e mortificata.

In realtà la rivoluzione avrebbe dovuto tenersi già tre mesi prima, intorno al 20 Agosto, ma poi venne rinviata perché nessuno intendeva rinunciare al periodo delle ferie, che, nonostante quei duecentomila architetti fossero quasi tutti disoccupati, venivano comunque consumate con sobri rituali malinconici. Inoltre quell’Agosto fece un gran caldo, che sconsigliò qualsiasi attività fisica.

Quindi si convenne di rinviare di un mese, ma a Settembre, causa il clima più favorevole, la crisi economica dilagante e l’avvenuta legalizzazione dei cannabinoidi, non si riuscì a trovare un giorno libero. Rivoluzionarono nell’ordine: i metalmeccanici (quasi estintisi), i commercianti, i commercialisti, i piloti d’aereo e i controllori di volo, i ferrovieri, i pensionati e persino i notai. La situazione tornò alla normalità solo grazie all’intervento di decine di canadair che sparsero camomilloidi nebulizzati sul suolo italico per cinque giorni, ininterrottamente.

Ad Ottobre non si ritenne il caso di agire, in quanto la rivoluzione d’Ottobre era già avvenuta e non sarebbe stato originale. Si sa, la mancanza di originalità è un colpa intollerabile per gli architetti.

Anche la data di Novembre rischiò di saltare, poi, grazie a fortunate coincidenze, quel 19 Novembre, tutti gli architetti italiani accompagnati dai parenti di primo e secondo grado e affini solo di primo, un esercito di quasi due milioni e mezzo di umani, scese in piazza. E non furono i soli, me lo ricordo bene.

Uno dei capi dell’insurrezione, fu tale Franco Loidini di Macerata, che in un eccesso di megalomania si era dato come nome di battaglia “Frank Lloyd”, un perito agrario laureatosi architetto con i crediti della pubblica amministrazione, per via telematica, in Albania, pagando profumatamente. Fu lui a fondare il COPRA (COmitato Per la Rivoluzione degli Architetti) e a mettere a disposizione la sede. Per motivi logistici Frank Lloyd convocava le riunioni nel suo deposito di attrezzi agricoli in campagna, lungo la statale 77 della Val di Chienti. Era un rifugio sicuro in quanto abusivo e di conseguenza sconosciuto alle migliori agenzie di spionaggio del governo: quella del Territorio e quella delle Entrate. Era già dalla Primavera del 2023 che Frank Lloyd tentava di organizzare la sommossa, illudendosi di far collaborare tra di loro così tanti architetti. Ignaro che se fai già un gruppo di due architetti, uno è di troppo (la frase non è mia, ma la prendo in prestito volentieri). Per risolvere il problema dell’organizzazione Frank ebbe la brillante idea di infiltrare nel COPRA due ingegneri meccanici, un idraulico e un magazziniere del Carrefour, gente esperta ed estremamente pratica, capace di pianificare qualsiasi cosa, anche le imprese più estreme come ad esempio un matrimonio collaborando con la suocera o un colpo di stato in sudamerica.

Siccome il potere ricattatorio degli architetti è notoriamente pari a zero, gran parte del tempo venne utilizzata per cercare appoggi logistici e pratici. Scartata l’ipotesi della complicità delle forze armate (notoriamente ostili alla categoria degli architetti), ci si rivolse alle categorie che vantavano una storia prestigiosa in fatto di lotta sociale, occupazioni coattive, manifestazioni di piazza, ricatti ideologici, paralisi dello stato ecc..

Fu così che il COPRA, per fare le cose per bene, si rivolse subito alla triade dorata, nell’ordine, ai tassisti, ai sindacati di qualsiasi tipo e ai benzinai. Non fu facile convincerli, ai tassisti furono promesse, in caso di vittoria ,il raddoppio delle licenze e il triplicare delle tariffe, ai sindacalisti il posto di sindacalista anche per i figli e i nipoti, mentre a tutti i benzinai che quel giorno avrebbero chiuso il distributore sarebbe stato spedito a casa il premio per i 1000 punti-gasolio, quella famosa borsa in tela che nessuno aveva mai vinto e della quale si dubitava persino l’esistenza, tanto da considerarla, oramai, solo una leggenda metropolitana.

Le trattative durarono moltissimo, il COPRA si sciolse e si riformò più volte, Frank Lloyd ebbe il tempo di comprarsi pure le lauree in ingegneria spaziale e in cardiologia, lanciare nello spazio due satelliti e impiantare quattro pace-maker, ma alla fine l’accordo sembrò raggiunto.

La rivoluzione degli architetti sarebbe scattata alle nove in punto di Giovedi 19 Novembre 2026. In verità ci si era accordati per il giorno precedente, Mercoledi, ma siccome c’era la serata di Champions League, poi si decise per il Giovedi.

(fine prima parte – continua)

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