IL VERO (NUOVO) EROE

bartolomeo-giordano-tramonti-bake-off-italiaAnche dinanzi ad un chiaro talento nella sua materia, è opportuno che, oggi, ogni architetto italico consideri l’eventualità di una via d’uscita, coltivando pazientemente quello che possiamo chiamare un “talento di emergenza”; ovvero quello che gli consentirebbe di avere, casomai un’urgenza, nuove chance magari in un ambito parimenti creativo.  L’architetto, infatti, grazie alla varietà degli argomenti studiati, l’attitudine per la tuttologia che gli viene imposta dal mestiere, la sensibilità estetica, la curiosità e anche la forza di volontà è la figura professionale più versatile ed idonea a riciclarsi esplorando nuove opportunità negli ambiti più differenti.

Son tempi difficili questi, per resistere occorrono motivazioni notevoli e modelli virtuosi accessibili. Dimenticate dunque Renzo Piano impegnato nel recupero dell’area industriale di Marghera ed accantonate Massimiliano Fuksas uscito indenne persino dall’impresa della “Nuvola” romana, oggi il, nuovo, vero simbolo degli architetti italiani è Bartolomeo Giordano.

Molti di voi non conoscono Bartolomeo, io stesso non l’ho mai (ancora) incontrato di persona, e certamente non troverete sue notizie sull’ultimo albo di Casabella o di Domus. Bartolomeo, architetto originario di Tramonti in costa d’Amalfi, è stato uno dei partecipanti alla quarta edizione del programma televisivo “Bake off – Dolci in forno”, ancora in onda su Real Time (Venerdi prossimo la finale), gara tra pasticcieri amatoriali, nella quale Bartolomeo ha gareggiato brillantemente raggiungendo la semifinale.

Bartolomeo, che mi dicono sia anche un ottimo architetto, ha portato nello show la generosità tipica della sua terra da sempre luogo di fenomenali chef e bravissimi pasticcieri, ma anche la grande cultura caratteristica della costa d’Amalfi, della quale non ha mancato di adoperare una serie di prodotti tipici. A tutto ciò ha abbinato la sua filosofia di vita paziente ed assennata, straordinarie alcune sue riflessioni al margine, che lo hanno certamente aiutato quando ha dovuto superare un momento difficile proprio durante la partecipazione a Bake off.

Ma per il numerosissimo popolo degli architetti, Bartolomeo rappresenta più di un semplice appassionato di dolci o di un brillante concorrente di un game show. E’ lui il modello raggiungibile, il post quarantenne della porta accanto, che si dimena tra una ristrutturazione bagno e cucina e l’impermeabilizzazione di un lastrico solare, l’architetto che non si barrica dietro le filosofie intellettualoidi, che non disegna masterplan per ipotetiche nuove città in Cina ma si rimbocca le maniche e agisce. E, se il caso lo richiede, ripone il mouse e la rollina ed impugna il matterello e la saccapoche. Perché ha compreso che di architetti ce ne sono già troppi mentre di pasticcieri non ce ne saranno mai abbastanza.

Inoltre gli architetti che hanno seguito il programma avranno certamente riconosciuto in Bartolomeo alcune caratteristiche tipiche della categoria. Quando gli altri concorrenti lo molestavano con richieste sgradite e fuori luogo, Bartolomeo rispondeva sempre con quella disponibilità classica degli architetti dotati di un elevato coefficiente di tolleranza tale da fargli sopportare clienti molesti al limite dello stalkeraggio. Oppure, quando dopo alcune ore di faticosa preparazione, il suo dolce durante le operazioni di rifinitura collassava miseramente, Bartolomeo non si perdeva d’animo e rifaceva tutto daccapo, memore di tutte le volte che dopo aver terminato un progetto, un committente, un assessore o un funzionario di soprintendenza gli aveva detto che aveva cambiato idea, che non andava più bene e bisognava cambiare tutto. Ma anche quando ha dovuto accettare il risultato dei giudici che magari non lo hanno premiato per due acini di pepe, ha rivissuto il dejavu del tipico concorso d’architettura dove si partecipa ma alla fine si perde perché mancano un paio di aiuole o il Times New Roman della legenda è valutato banale .

Dopo mesi di competizione, Bartolomeo, per ironia della sorte o ferocia del fato, viene eliminato proprio nella puntata dedicata alle architetture in pasta frolla, realizzate da Elisabetta Corna una famosa architetto-pasticciere. Il suo Empire State Building di farina, burro e uova, alla fine si presenta con una evidente lesione intorno al 50° piano, che Bartolomeo sutura con glassa zuccherina evitando crolli ma senza convincere il maestro Knam.

E’ la nemesi dell’architettura che si vendica dell’architetto apostata: così, più francamente anche da pasticciere, nel destino amaro che accomuna oggi tutti gli architetti italiani, Bartolomeo assurge a vero (nuovo) eroe.

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