ARCHITETTI TERRAPIATTISTI

Esistono gli architetti razionalisti, espressionisti e brutalisti ma esistono anche gli architetti terrapiattisti.

I terrapiattisti si contrappongono ai terrasferisti in virtù della convinzione che la terra sia essenzialmente un piatto sospeso nel vuoto, il cui spessore diminuisce progressivamente verso i bordi. Al centro del piatto ci sarebbe il polo nord, ai margini il polo sud con una specie di foresta di ghiaccio impenetrabile, a guardia del quale, per sicurezza, si sarebbe posizionato un esercito, come nel Trono di spade.

A sostegno della tesi terrapiattista, la visione dell’orizzonte che appare sempre livellata così  come anche gli oceani, le rotte ingiustificate degli aerei, i trucchi della NASA e gli indizi che ci sia un organizzazione al di sopra di tutto che ci controlla e non ci dice chiaro come stiano veramente le cose.

Le teorie terrapiattiste hanno convinto centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo.

Tra questi anche un manipolo di architetti che, persuasi dalla dottrina, oramai operano solo in funzione della stessa. D’altronde, questo è avvenuto in maniera silenziosa per secoli, avete mai sentito di un architetto che dovendo progettare una ferrovia o un canale navigabile di centinaia di chilometri si sia preoccupato della curvatura terrestre ?.

Dunque ci chiediamo: come agisce un architetto terrapiattista? E da cosa si distingue da un banale architetto terrasferista? Le modifiche non sono molte, ma sono essenziali.

Innanzitutto l’architetto terrapiattista non accetta incarichi per l’Australia perché secondo i terrapiattisti l’Australia non esiste. Quelli che vi si sono recati, in realtà sono stati in qualche isola polinesiana o al massimo in sudamerica.

Quindi per non rischiare di fare un progetto e poi di non essere corrisposto per assenza del sito, l’architetto terrapiattista, dinanzi ad una proposta per l’Australia risponde di non avere tempo e di rivolgersi ad un geometra che generalmente conosce poco la geografia.

Altri, meno integralisti, accettano pure gli incarichi in Australia poiché ritengono sia quel lembo di terra che, sporgendosi dalla cima di un monte in Norvegia, si veda all’orizzonte e là confidano di giungere tramite il famigerato effetto Pac-man (sul quale non ci soffermeremo). Comunque, per sicurezza, si fanno pagare tutto prima.

Alcuni architetti terrapiattisti sostengono che se la terra fosse realmente sferica, non ci sarebbe bisogno di dare la pendenza al tubo di scarico del gabinetto.

Un altro accorgimento dell’architetto terrapiattista è ignorare la mappa del rischio sismico, in quanto è evidente che, se la terra è piatta, la teoria della tettonica delle placche è infondata. Dove finirebbero, infatti, le placche sui bordi scontrandosi con le altre vicine ? Quindi, è chiaro che a decidere sull’accadimento dei terremoti sia un’entità superiore. Forse Poseidone, i serpenti del Dio Visnù o  il giaguaro degli indiani Tzotzil. Nel frattempo, è evidente che, davanti ad un grado di approssimazione così ampio, per non sbagliare, l’architetto terrapiattista progetta tutto al massimo grado antisismico, oppure si affida, se lo scova, ad un ingegnere terrapiattista che può dargli anche dei suggerimenti sulla mutabilità della forza di gravità.

L’architetto terrapiattista, infatti, deve tener conto che le leggi dell’equilibrio in regime di terrapiattismo subiscono alcune variazioni poiché riducendosi la massa del sottosuolo, la forza di gravità diminuisce procedendo verso i bordi del disco. O meglio: il suo vettore ruota verso il centro del piatto fino a risultare parallela al terreno, con gravi conseguenze per la stabilità dei corpi.

L’esame di statica della facoltà di architettura terrapiattista è storicamente il più complesso.

Per non parlare delle infinite discussioni che attendono l’architetto terrapiattista quando si confronta con l’ufficio del Genio Civile dove il personale è tradizionalmente terrasferista.

Dal punto di vista più strettamente compositivo, l’architetto terrapiattista sa che dovrà progettare ingressi di dimensioni ciclopiche. Secondo i terrapiattisti infatti la terra è stata abitata da una popolazione di giganti che si è solo temporaneamente estinta ma che presto potrebbe ritornare. Infatti, e l’architetto terrapiattista lo sa bene, i megaliti primordiali non erano altro che costruzioni adeguate alle dimensioni degli abitanti. Anche alcune costruzioni dell’antichità erano dimensionate per popoli mastodontici tanto che è praticamente dimostrato che i dinosauri fossero semplici bestiole da cortile.  

Un’altra furbizia dell’architetto terrapiattista è ignorare la questione termica e dell’esposizione delle abitazioni. Il pianeta, infatti, non ruotando intorno ad un asse inclinato, come sostengono quegli ingenui degli terrasferisti, non è soggetto a variazioni termiche significative. Dunque, a parte la complessità nell’elaborare i certificati energetici, non ha senso parlare di stagioni (questo spiegherebbe però questo cazzo di freddo a Maggio).

Secondo i terrapiattisti alcuni eventi, pure tragici come l’11 Settembre, sarebbero solo delle macchinazioni per distrarre i popoli dalle vere questioni dell’esistenza; gli architetti terrapiattisti sostanzialmente sono d’accordo: per loro i corsi per i crediti formativi hanno lo stesso scopo.

Recentemente, in un luogo segreto, si è svolto il primo congresso mondiale degli architetti terrapiattisti. Il tema del convegno è stato, ovviamente, “Il margine”. Ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Si rivedranno a breve per discutere di un altro tema che affascina tutti: il buco nero dove finiscono i contributi di Inarcassa.

Quando sarà chiaro che la terra è piatta, migliaia di architetti terrapiattisti verranno allo scoperto dicendo: “ve l’avevamo detto”; a quel punto la concorrenza, già spietata, diventerà insostenibile. Per fortuna tutti gli architetti terrasferisti potranno esercitare la professione su altri pianeti. Su Marte ad esempio, almeno fino a quando non compariranno gli architetti martepiattisti.

Quello degli architetti terrapiattisti è un movimento ancora acerbo e poco numeroso; tanti sono i pregiudizi che devono affrontare. E molte le rinunce che, a causa della loro fede nel “piattismo”, sono costretti a compiere.

Per farli felici bisogna sempre ricompensarli con qualcosa di circolare, tipo un assegno.

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