Stabilendo priorità

correreUna buona architettura è sempre la somma di buone scelte. Di incroci risolti bene, di soluzioni valide, di decisioni prese con coraggio, di corrette gerarchie. Gli architetti fanno continuamente delle scelte. In fase di progettazione percorrono delle strade abbandonandone altre, ma anche durante la costruzione di qualcosa sono continuamente alla ricerca della procedura giusta; a volte questo processo provoca dispiacere, dolore, malinconia. Capita che andando in avanti ci si accorge di aver lasciato la strada giusta e di aver perso tempo in inutili percorsi che non portano a niente.

L’architettura si offre come metafora della vita. Spiega la necessità, di ognuno di noi, di stabilire gerarchie.

Scrive Murakami in “L’arte di correre”: “Una volta usciti dalla prima giovinezza, nella vita è necessario stabilire delle priorità. Una sorta di graduatoria che permette di distribuire al meglio tempo ed energia. Se entro una certa età non si definisce in maniera chiara questa scala di valori, l’esistenza finisce col perdere il suo punto focale, e di conseguenza anche le sfumature

Sono alle prese con le mie graduatorie.

Immagino una serie di automobiline disposte su una pista, ognuna nella propria corsia; c’è un tempo in cui puoi dare distrattamente una spinta ad ognuna di loro: è il tempo dell’adolescenza, dove anche se si preferisce una vettura piuttosto che un’altra ci dispiace di lasciarne indietro qualcuna. La maturità ci raggiunge quando siamo costretti ad abbandonare qualche automobilina sulla pista, mettendola fuori corsia, magari per far posto ad una nuova, o semplicemente perché non ci interessa più spostarla in avanti.

C’è un tempo per spingere contemporaneamente e uno per selezionare bene le cose di cui occuparsi. Eccole le gerarchie. Se continuassimo a spingere tutte le macchinine allo stesso modo, nessuna arriverebbe al traguardo, ci sarebbe un momento della vita in cui sporgendoci dall’abitacolo di ognuna ci accorgeremmo che mancano ancora troppi giri, c’è poca benzina o poco tempo e comunque altre auto sono più rapide e ci hanno sorpassato. Ogni macchina spinta per anni, senza chance di arrivare in fondo, segnerebbe un fallimento, più o meno grande.

Così come facciamo ogni giorno. Continuiamo a scegliere, dai gesti piccoli ed insignificanti a quelli seri, definitivi.  A volte non comprendiamo l’importanza di alcune cose o facciamo finta che contino zero, per non dover tornare sui nostri passi. Perché sarebbe troppo faticoso o perché si ha paura.

Architetti e uomini saggi si occupano di poche “automobiline”, le selezionano in base a cosa davvero gli serve o desiderano. Armàti del necessario cinismo, son capaci di eliminare tutto ciò che ritengono superfluo. I romantici sono continuamente indecisi. Credono di recuperare “automobiline” lasciate indietro anni fa, avventurandosi in percorsi improvvidi e senza (apparente) speranza. Vorrebbero portare con sé quante più cose possibili, e soffrono moltissimo quando, dinanzi ad un bivio, sono costretti a lasciare una cosa per un’altra. Spesso arrivano tardi, magari giusto in tempo, però arrivano.

Gli uomini sono continuamente al lavoro sulle proprie gerarchie. Spostano e aggiustano gli ingranaggi della vita, come dentro un enorme orologio, una grande architettura. Non sempre il talento, il destino, il coraggio o l’ambizione, gli consentono di imboccare la strada giusta. Quando un’”automobilina” viene lasciata indietro o la lasciamo ritirare dalla competizione, spesso commettiamo l’errore di pensare, che quella rinuncia, quella decisione, riguardi soltanto noi.

Purtroppo, non è mai così.

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