L’architetto e il capomastro: cinque nuovi profili

utensili-per-muratoreCome ho scritto in un capitolo del libro L’Architemario (se non lo avete ancora comprato è gravissimo! Richiedetelo con una mail a julian.adda@overvieweditore.com e vi sarà spedito a casa), gran parte del successo di un architetto è funzione del rapporto che riesce a stabilire con il capomastro. Entrare prima nella mente e poi nelle grazie del capomastri è un compito che impegna l’architetto per tutta la sua vita lavorativa, a volte con esiti positivi, ma la maggior parte delle volte incassando clamorosi insuccessi.
Inoltre non si fa in tempo a capire bene un capomastro che già se ne ripropone un altro a causa di subappalti, fallimenti e rinunce, quindi spesso la laurea in architettura non basta, ci vorrebbe anche quella in psicologia con specializzazione nella disciplina della “tolleranza”.

Nell’Architemario avevo illustrato le categorie dei capomastri servili, precisi, intraprendenti, indisciplinati e complici, adesso ecco cinque nuovi profili di capomastri sempre in ordine crescente di pericolosità.

L’invadente: Questo tipo di capomastro si presenta con grandi manifestazioni di affetto, inattese quanto fuori luogo. Spesso si presenta allo studio dell’architetto fuori orario per chiedere cose di poco conto o per mostrare schede tecniche di pezzi igienici che nessuno ha mai scelto. Sul cantiere mostra di conoscere aspetti personali del lavoro dell’architetto del tutto sconosciuti. Ma la vera caratteristica del capomastro invadente è la crescente confidenza che si auto attribuisce con architetto e committente e che raggiunge vertici altissimi con domande personali e battute di cattivo gusto. A volte può scattare anche l’invito a pranzo nella sua casa di campagna, di Domenica, proprio il giorno in cui l’architetto non vorrebbe mai vedere nessun capomastro al mondo. La strategia dell’invadente è quella di stabilire un tale rapporto di confidenza che lo immunizzi contro qualsiasi eventuale tipo di disastro che può causare in contemporanea sul cantiere. Grado di pericolosità (in una scala da 1 a 10): 2

L’incazzato: Si tratta di capomastri molto stressati, che hanno evidentemente o problemi a casa o molti cantieri da curare nello stesso momento o, più probabilmente, entrambe le cose. Molto frequenti anche i capomastri incazzati per cause economiche o per pesanti guai giudiziari/fiscali. Per l’architetto la difficoltà più grande è riuscire ad impartirgli qualsiasi tipo di indicazione o suggerimento senza essere aggredito verbalmente. L’incazzato, infatti, utilizza come risposta  una serie infinita di motivazioni che partono dalla presunta impossibilità tecnica e arrivano fino alla rata del suo mutuo in scadenza. Sconsigliatissime le telefonate, dove qualsiasi tentativo dell’architetto viene accolto dal capomastro come un aggressione al limite dello stalkeraggio, e come tale viene rigettata. Molto imprudente è lasciare il capomastro incazzato a trattare con amministratori di condominio, vicini e geometri del comune, si rischia la rottura di qualsiasi rapporto diplomatico fino al ritiro dell’ambasciatore. Per trattare con il capomastro incazzato, l’architetto deve agire con grande cautela, circuirlo con grandi complimenti o preannunciando le intenzioni con ampio anticipo; fondamentale non discutere con il capomastro incazzato quando nel cantiere sono in corso operazioni di demolizione, per evitare il rischio di ritrovarselo dinanzi armato. Grado di pericolosità, tecnica: 3, fisica: 8

Il latitante: Se c’è un capomastro che fa innervosire moltissimo architetto e committente è certamente questo. Fino a quando i lavori non sono iniziati si mostra come il più preciso e servile dei lavoratori; elabora computi metrici dettagliati e si dichiara disponibile ad incarichi che esulano anche dalle sue competenze. Appena siglato l’accordo, nel momento stesso in cui il committente gli consegna le chiavi del cantiere, inizia la sua latitanza. Che si manifesta subito: il giorno dell’inizio dei lavori, in genere, il latitante è irreperibile. L’architetto trova il cantiere sbarrato e allora prova a telefonare ripetutamente su un numero che risulta sempre irraggiungibile. Dopo un’attività di spionaggio, rintracciato da reparti speciali dei servizi segreti, il capomastro latitante inizia svogliatamente i lavori con un numero ristretto di manovali che arrivano alla spicciolata dotati di scarse attrezzature ma di smisurate merende. Tra una latitanza e l’altra, il capomastro latitante esegue brevi e sporadici sopralluoghi in cantiere, senza preavviso, imponendo tempi tra il fulmineo e il biblico, con pochissima possibilità di confronto. In sua assenza, a turno, decisioni inattese, anche di ordine statico o urbanistico, vengono prese da operai, idraulici, autotrasportatori e passanti. In caso di obbligate latitanze prolungate e costanti, il capomastro subappalta il lavoro ad altri quasi-capomastri che lavorano per paghe bulgare. L’architetto, compresa la situazione, è costretto ad impartire ordini a chiunque incontri sul cantiere, con risultati ovviamente scadenti. Grado di pericolosità, psicologica: 6, tecnica: 8

Il demolitore: E’ una categoria di capomastri molto frequente in ambienti agresti, contesti isolati fatti di fabbricati rurali, masserie o cantine ricavate in roccia. In questi casi, a volte, il capomastro demolitore si può rintracciare solo grazie al rumore che provoca durante i suoi scavi sotterranei, che realizza anche sotto le fondazioni di altri edifici, con evidente e notevole sprezzo del pericolo. Tuttavia, lentamente il demolitore sta arrivando anche in città; nei condomini moderni improvvisamente compaiono grossi fori sui prospetti degli edifici: quello è il segnale che proprio là sta lavorando un capomastro demolitore.
Non ci sono vere precauzioni contro questo capomastro, bisognerebbe vietargli l’uso di qualsiasi tipo di strumento utile per effettuare fori o crepe nella muratura. Assolutamente da bandire sarebbe l’utilizzo del martello pneumatico con il quale, nel giro di poche ore, il demolitore potrebbe radere al suolo una cittadina di 3000 abitanti.
Bisogna sapere che per il capomastro demolitore la sezione portante di qualsiasi struttura è sempre di dimensioni risibili per cui la maggior parte della muratura è solo un ingombrante impiccio che sarebbe meglio eliminare; spariscono così, da un momento all’altro, piattabande antiche di secoli, contrafforti monumentali, muri di irrigidimento, mentre travi o pilastri in cemento armato vengono serenamente forati. Ampie botole si aprono in volte settecentesche e catene tiranti agevolmente eliminate. Ma il compito che esalta di più il demolitore è la realizzazione delle tracce per il passaggio delle tubazioni degli impianti. Davanti ai segni di vernice rossa del tubista, il demolitore si imbizzarrisce come il toro nell’arena e preso da una frenesia febbrile sfascia qualsiasi cosa si frapponga tra la tubazione e la caldaia o tra il filo elettrico e il contatore della luce. Per non parlare del posizionamento del motore dei condizionatori, operazione per la quale il demolitore non contempla l’esistenza di impedimenti, neppure nel bel mezzo di un prospetto prestigioso. L’architetto interagisce con il capomastro demolitore imponendo decine di divieti, ma è costretto a monitorarlo con cadenza bi-quotidiana. Grado di pericolosità, sociale: 9  tecnica: 9

L’abusivo: Si tratta di una categoria singolare, in quanto spesso questi non è neanche ufficialmente un capomastro; ovvero è abusivo anche nel ruolo stesso, che quindi usurpa e svolge in maniera fraudolenta. Quindi il primo abusivo è proprio lui. Normalmente il capomastro abusivo si occupa di opere abusive; ne è specializzato e viene ingaggiato proprio per operazioni fuorilegge che possono essere di brevissima durata o lentissime per non ingenerare sospetti nel vicinato. Premesso che un architetto non dovrebbe mai avere nulla a che fare con questo tipo di lavori, ma che nella vita, purtroppo può sempre capitare di tutto, è evidente che l’abusivo rappresenti una minaccia costante per l’intera comunità. Innanzitutto perché questi ignora, per impreparazione o per convenienza, qualsiasi nozione di ordine tecnico e giuridico, non ponendosi limiti è capace di tutto in qualsiasi momento. Per alcuni capomastri abusivi, ad esempio, il diritto di edificare non è stato ancora separato da quello di proprietà, mentre l’uso del ferro nel cemento armato è solo un costoso accessorio, come il caviale negli spaghetti con le vongole. Anche la miscela dell’impasto del calcestruzzo gli risulta misteriosa, come la formula della coca cola. Non potendo materialmente intervenire, l’architetto può difendersi dal capomastro abusivo nel modo più semplice: sparendo dalla circolazione, dichiarando di non averlo mai visto ma soprattutto evitando di firmare qualsiasi documento che riguardi qualunque cosa nel raggio di 5 km dall’attività di un capomastro abusivo. Grado di pericolosità, penale: 10, tecnica: 10

FOLLOW ME ON TWITTER: @chrideiuliis

(Visited 280 times, 1 visits today)

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


9 + 3 =