L’ARCHITETTO DISEGNATORE DI CESSI

bagnoLa progressiva dequalificazione del mestiere di architetto, sempre meno rispettato e considerato e la contemporanea crisi economica, spinge molti professionisti a specializzarsi in ciò che il mercato offre. Da qualche tempo si sta, ad esempio, facendo largo la figura dell’architetto specializzato nella progettazione del servizio igienico, volgarmente detto “cesso”. In realtà la specializzazione sarebbe in “cucina e bagno” ma per quanto riguarda la cucina, l’architetto è spesso superato dal mobiliere o dall’addetto Ikea, quindi rimane il perfezionamento nel disegno del bagno, sempre che non si incontri un idraulico invadente che si occupi anche dell’esatta disposizione dei pezzi e delle rifiniture.

Dopo un certo numero di cessi progettati, l’architetto acquisisce titolo ed esperienza tali da consentirgli di effettuare questo tipo di lavoro in pochi minuti con grande destrezza. In genere la scena avviene direttamente in cantiere. Dinanzi alle richieste della committenza, già opportunamente istruita da vari personaggi quali gli operai, il vicino di casa, qualche parente e, ovviamente, l’idraulico, l’architetto impugna la matita e si avvicina ad una parete destinata ad essere rivestita con le maioliche. A questo punto l’architetto, in maniera decisa, traccia il perimetro del gabinetto calcolandone già la precisa dimensione necessaria e ci posiziona i pezzi. Per fare questa operazione utilizza le quattro semplici “Regole Universali del Gabinetto Perfetto” (RUGP) alle quali nessuno si può opporre:

–        Il lavandino di fronte alla porta

–        La tazza vicino allo scarico

–        Il calorifero sopra il bidet

–        La doccia in fondo

L’applicazione delle RUGP mette al riparo l’architetto da qualsiasi controversia, sgombrando il campo da alcune pretese fastidiosissime, quali docce passanti, tazze distanti e specchi di lavandini in corrispondenza della finestra. Nessuno contesta le RUGP, sarebbe come confutare l’esistenza stessa di Dio. La variabile impazzita del gabinetto spesso è costituita dalla lavatrice, per la quale il committente immagina sempre che si sia lo spazio, quando scopre che forse non ci entra, allora viene tentato dal realizzare un cesso alla francese, ovvero senza il bidet. Ma poi gli italici bisogni prendono il sopravvento. Un’altra incognita pericolosa sono i committenti particolarmente voluminosi che necessitano di docce da 1 metro di lato minimo e corsie di spostamento ampie come in un parcheggio dell’Eurospin.

Tuttavia l’architetto disegnatore di cessi, supera questi ostacoli con grande padronanza: colloca la lavatrice in veranda e allarga la superficie del gabinetto in modo che possa farci manovra anche una Opel Kadett. L’ultima discussione avviene sempre sull’altezza dei rivestimenti: una volta si piastrellava fino al soffitto, poi si scoprì che anche fino a due metri andava bene, oggi i due metri di altezza delle maioliche sono necessari solo nella doccia. Per clienti bassi, un metro e ottanta è più che sufficiente.

Ci sarebbe anche altro da dire; tipo quanto deve farsi pagare un architetto per un gabinetto ben disegnato, ma il denaro mi sembra un argomento terribilmente volgare per l’etica narrativa di questo articolo.

Quando un architetto disegnatore di cessi termina il suo progetto, in genere tutti sono molto soddisfatti, anche l’idraulico sgravato da eventuali responsabilità sugli errori, e i committenti non vedono l’ora che il gabinetto, ancora prima di essere iniziato, sia finito. Per utilizzarlo al meglio.

P.S.: Ahimè, avrei voluto scrivere un brano sull’architetto disegnatore di periferie, spazi pubblici, quartieri ecocompatibili eccetera, ma la realtà ha preso il sopravvento sulla speranza.

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