LA BORSA DELL’ARCHITETTO

Si sono versati, e si versano, fiumi d’inchiostro sull’argomento “borsa delle donne”, tanto da arrivare a dedicarci canzoni, talk show televisivi e spettacoli teatrali, ma colpevolmente si ignora il tema, altrettanto intrigante, della “borsa dell’architetto”.

Per un architetto andare in giro con un appendice, che in alternativa della borsa può essere il tubo dei progetti o un semplice faldone di carte tenute insieme da un elastico, è assolutamente necessario. Un architetto che deambula senza nulla con sé, semplicemente non può essere, in quel momento preciso, classificato come un architetto, quindi viene considerato fuori dalle competenze lavorative. Come un medico senza stetoscopio, un camionista senza il camion o un usuraio senza il blocchetto delle cambiali.

Ma la borsa dell’architetto contiene molte più informazioni  rispetto agli accessori in dotazione ad altri professionisti, poiché dal tipo di sacca si possono conoscere quasi tutte le informazioni necessarie ad individuare la tipologia di architetto nella quale ci si imbatte.

Ecco le cinque categorie di borse da architetto più comuni con i profili dei relativi possessori.

–        La ventiquattrore: Fate attenzione quando incontrate un architetto con la ventiquattrore. Probabilmente siamo in presenza di un architetto-geometra; figura complessa ed affascinante dell’universo professionale italico. Dicesi architetto-geometra, un architetto facente funzioni di geometra, ovvero disposto ad occuparsi di problematiche che divergono, per difetto, dal suo specifico campo professionale. L’architetto-geometra più comune è quello che si incontra al catasto, infatti la ventiquattrore di pelle, vera o finta, è la classica borsa da catasto in quanto ideale a contenere molti documenti in maniera ordinata, prerogativa fondamentale per affrontare i tempi contingentati dell’ufficio, dove se ti distrai un secondo perdi il posto in fila o ti scompare l’impiegato dello sportello sotto gli occhi, causa pausa caffè. Ma la ventiquattrore è anche molto utile per l’architetto pendolare in quanto può essere alloggiata negli appositi scompartimenti senza timore di sgualcire i documenti; anche in bus o metropolitane affollate al limite dello schiacciamento resiste a pressioni da ora di punta. Infine la ventiquattrore, per le sue caratteristiche di ermeticità e sicurezza resta ancora la borsa dell’architetto che consegna o riceve tangenti, come nei mai dimenticati anni ’90.

–        Lo zaino: Senza voler scomodare gli anni della nostra adolescenza, lo zaino rimane ancora adesso una soluzione per professionisti particolarmente giovani o che si sentono giovani dentro. L’architetto con lo zainetto è spesso un professionista da cantiere di montagna, molto green, ciclista, magari allenato per affrontare lunghi percorsi pedonali per rilievi di strade che si perdono nel nulla. Particolarità dello zaino dell’architetto è il suo riciclo anche per usi non lavorativi, come la partita di calcetto, la palestra, la gita al mare o la Pasquetta. Lo zaino, poiché scarsamente rigido, non è ideale per il trasporto di documenti specie se di esiguo spessore per cui alle volte l’architetto pur di non abbandonarlo bara, utilizzando all’interno di questo, un altro contenitore che estrae sempre tra la perplessità dei presenti. In genere proprio per la promiscuità degli usi, l’architetto, dallo zaino, è capace, prima di trovare la rollina, di estrarre oggetti di natura molto differente, quali: pacchetti di salatini sbriciolati, bermuda umidi, contraccettivi, parastinchi o piastre per capelli.

–        La borsa di pelle (a tracolla): Due sono le categorie di architetti che utilizzano la borsa di pelle, molto diverse tra di loro, praticamente opposte per censo e spesso per anagrafe: l’architetto ricco e potente ed il neolaureato. Il primo ne fa sfoggio per marcare bene la distanza tra lui e la plebaglia che lo circonda come ingegneri nerd, manuali sudati e rappresentanti indigenti. Si tratta di una borsa dal valore economico a 4 cifre che essenzialmente contiene solo cose non veramente necessarie, tipo le sigarette, alcune stilografiche d’oro, il “Disto” laser ancora imballato nel cellophan e numerosi biglietti da visita di negozi molto chic del centro dove si vendono lavandini in porcellana Chantilly o ristoranti da 20 euro solo di coperto. Di contro anche alcuni architetti neolaureati vanno in giro con importanti borse di pelle che gli sono state regalate per la laurea da zii economicamente benestanti che per fare bella figura si sono presentati al locale con questo accessorio tanto costoso quanto inutile. Per non sentirsi in colpa il neoarchitetto comincia ad usarlo per i primi suoi incarichi outdoor riempiendolo con un quantitativo di materiale tecnico del quale non avrà mai bisogno perché all’inizio, questo si sa, chiunque, a causa della sua scarsa esperienza, gli chiederà solamente un consiglio (a gratis).

–        Il borsello: Torna, proprio adesso, prepotentemente di tendenza l’architetto con borsello, moda che si credeva estinta e che invece, purtroppo, non muore mai. Il borsello è un accessorio che, per fortuna, appartiene prettamente al mondo maschile (per la versione femminile vedi la voce seguente). Va detto che l’architetto che porta il borsello sul lavoro lo indossa anche nella vita quotidiana, quindi tecnicamente è sempre lo stesso borsello, che fa stabilmente parte del suo outfit. In genere l’architetto con il borsello è un architetto della specie dei “parolai”, cioè di quelli che non si sporcano mai le mani, che raggiungono un cantiere con l’autostop e che invocano subito un manovale pure le operazioni più semplici, tipo allacciarsi le scarpe. Siccome si tratta di professionisti parolai, gli architetti con il borsello sono molto frequenti negli uffici pubblici dove l’eloquio alternato è una delle occupazioni più ricorrenti. Il borsello contiene centinaia di post-it e decine di mazzi di chiavi che aprono porte sconosciute che forse non esistono neanche più.  L’unico strumento che può avere una valenza lavorativa, contenuto nel borsello dell’architetto, è un piccolo quadernetto tipo moleskine, dove lui annota disordinatamente qualsiasi cosa: dalla lista della spesa per la moglie ai metri quadri di decoro per il rivestimento del bagno. E’ altrettanto ovvio che, al momento del bisogno, l’architetto da borsello non troverà mai l’appunto che cerca, questo causa molte discussioni ed incidenti anche gravi, specialmente con la moglie. Aspetto positivo del borsello è che l’architetto non ha nessun timore di dimenticarlo da qualche parte poiché non se lo toglie mai di dosso, forse neanche per dormire.

–        Variante femminileLa borsetta: Numerose donne architetto proprio non riescono a rinunciare, neanche durante gli incarichi professionali, alla borsetta da Sabato pomeriggio in centro. Date le dimensioni, la borsetta è assolutamente inadatta a contenere qualsiasi strumento lavorativo, in alcune, minuscole, non ci va neanche lo smartphone che quindi le architetto-donne tengono per tutto il giorno in mano per far posto al rossetto e al mascara. Dal punto di vista professionale la borsetta non produce nessun valore aggiunto, anzi toglie credibilità all’architetto in trasferta che è costretta a dotarsi di una shopping bag aggiuntiva dai colori sgargianti, spesso presa al bookshop di qualche museo, che comunque andrebbe bene pure per passeggiate al centro commerciale, ma in questo caso viene utilizzata per documenti ed attrezzature in genere (raramente per lo smartphone).

–        La borsa da combattimento “porta-tutto”: Dal punto di vista dello stile si tratta di una soluzione piuttosto generica ma molto efficace alla quale l’architetto arriva dopo numerosi perfezionamenti, dopo aver sperimentato altri modelli. L’architetto uomo, in genere, sceglie una borsa povera, in tela, da 3 euro in saldo nel reparto mercato dell’Ikea. Questa borsa diviene una sorta di ufficio viaggiante per l’architetto che gli stipa dentro documenti, strumenti per il disegno, cd, tablet, dozzine di penne, matite, pennarelli ecc. Ma scavando fino al fondo della borsa si possono trovare anche vere e proprie chicche vintage della professione: trasferibili dell’89, graphos a china spessore punta 0,6, tessere di partiti sciolti ecc. Per l’architetto donna la borsa porta tutto è una variante della borsa classica, spesso è una borsa che una volta era chic e con il tempo è diventata da lavoro. Anche in questo caso la caratteristica è la capienza. Si calcola che un architetto donna nella sua borsa porta-tutto da lavoro riesca a superare lo stivaggio del portabagagli di una “Punto”. Oggetti dei quali si era persa qualsiasi traccia insieme alla speranza di ritrovarli, ricompaiono magicamente, anche a distanza di lustri dalla borsa di una donna architetto. In genere si tratta della borsa dell’architetto stracarico di lavoro, stressato e consapevole della sua infelice condizione terrena, che si trascina tra impegni fisicamente anche molto distanti, consumando 12000 calorie al giorno.  Le borse di questa categoria arrivano a pesare anche 30 chilogrammi, l’architetto li trasporta tutti, coraggiosamente, a spalla, per chilometri, generando grandi manifestazioni di compassione. Ma mai nessuna offerta di aiuto.

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