IL RASSICURATORE

Il mio amico Attilio fa un lavoro singolare.

Se l’è inventato lui. Prima nessuno ci aveva mai pensato e, che io sappia, neanche dopo.

Attilio fa il Rassicuratore.

“Assicuratore”, lo corressi la prima volta.

“No. Rassicuratore. Con la «R» davanti, come Raffermo, Rastrello, Ramarro…”.

Ma, secondo Attilio, non si tratta di un vero e proprio lavoro, ma più di un’opera di assistenza sociale.

“E’ inutile assicurare le persone contro eventi spiacevoli. Molto meglio rassicurarli che questi non possano accadere”. Sostiene.

Sempre secondo Attilio, le persone vivono male perché sono preoccupate, impaurite che possa accadergli qualcosa di cattivo. Di conseguenza sono infelici.

In passato, lavorando in una fabbrica di detergenti, Attilio aveva pensato di produrre una sorta di spray dagli effetti tranquillizzanti. In fondo si trattava sempre di ripulire, “… la mente dai cattivi pensieri”, questo era il suo slogan. Sarebbe bastata una spruzzata la mattina, per uscire sereni di casa, ed una la sera, per dormire beati.

Mi raccontò che era stato anche molto vicino a registrarne il brevetto, ma il prodotto conteneva sostanze non esattamente legali e aveva dovuto lasciar perdere.

“In altri stati del mondo sarebbe tutto perfettamente in regola” mi aveva detto, “ma non qui”.

Quando la fabbrica aveva chiuso, Attilio non aveva abbandonato la sua idea: “detergere” i pensieri della gente. Così, in questo momento storico, dove tutti diffondono paura, Attilio aveva preso questa decisione di andare controcorrente.

“Di cosa ti occupi di preciso?” gli chiesi.

“Dissipo paure” rispose.

“Di che genere?”

“Qualsiasi. Oggi la gente ha paura di molte cose; allora mi chiama ed io intervengo. Posso fare una seduta breve da dieci minuti o più lunga anche di un’ora. In genere quando ho finito il cliente si sente tranquillo. Paga volentieri. Spesso mi richiama”.

Lo richiamano davvero.

“Ora ai clienti gravi propongo il «Pacchetto formato famiglia»: dieci sedute al costo di otto. Perfetto, anche come regalo di Natale”. Spiega fiero Attilio.

Di recente Attilio mi ha detto di aver molto lavorato a causa della paura degli immigrati.

Per essere più credibile ha utilizzato il suo amico Abdul, un ingegnere originario del Senegal.

Quando Attilio viene convocato per rassicurare sulla “minaccia immigrazione”, lui chiama Abdul ed insieme vanno dal cliente. Gli parlano con calma, spiegandogli come i neri siano gente “uguale a noi”, Abdul gli mostra le foto di famiglia e la laurea. A volte, se necessario, spiega la matematica ai bambini mentre Attilio tranquillizza tutti snocciolando cifre e buoni esempi.

Spesso Abdul, in quanto islamico, viene usato anche per rassicurazioni religiose. Terrorismo o robe del genere. In quel caso legge passi del Corano, snocciola buone intenzioni, se occorre aderisce, seppur simbolicamente, a tradizioni quali il presepe o il digiuno di Quaresima. A volte finisce che fanno tutti due tiri di Narghilè.

Abdul, in quanto anche ingegnere, torna utile pure in caso di paure più prettamente tecniche. Tipo la paura del terremoto o di un’inondazione. Attilio dice sempre che queste sono le rassicurazioni più semplici, basta prevedere un adeguamento antisismico o una fogna più capiente.

In periferia, il mio amico Attilio è intervenuto spesso per rassicurare sul fenomeno dei Rom. Credo che Attilio abbia anche un amico Rom. In fondo non c’è niente di meglio di un amico quando hai bisogno di essere rassicurato. E Attilio ha molti amici, lui.

“Per un periodo sono andati moltissimo gli ipocondriaci”. Mi spiegò.

Attilio ha la facoltà di riconoscere un malato finto da uno vero, solamente stringendogli la mano. A volte formula anche diagnosi. Nel caso di malati immaginari e su richiesta esplicita, Attilio prescrive terapie: passeggiate all’aria aperta, buona musica, un libro scritto bene, dosi massicce di Nutella oppure semplicemente guardare il mare.

Anche la magistratura da molto da lavorare ad Attilio: politici, imprenditori ma anche gente comune ne sono spaventatissimi.

Il caso della giustizia mi incuriosisce.

“Non è facile in effetti” mi spiega. “Oramai alle frasi come «la giustizia deve fare il suo corso», oppure «chi è innocente non ha niente da temere», non crede più nessuno”.

“Anche Equitalia mi dava parecchio lavoro”.

“A proposito, si guadagna bene?” gli ho chiesto.

“Il giusto. Ma la soddisfazione non ha prezzo”.

E’ vero: so per certo che il mio amico Attilio ha “guarito” decine di persone dalla paura del futuro, rassicurandoli sulla pensione, sul lavoro, sul clima, sull’avvenire dei propri figli, sull’aldilà e sull’aldiquà. Anche paure sessuali, Attilio rassicura uomini e donne: è un rassicuratore bisex.

Come ci riesca è un mistero.

Qualcuno pensa che Attilio sia uno psicologo o una specie di santone: non è così. Attilio esercita semplicemente l’ottimismo.

Un giorno siamo andati insieme da un suo nuovo cliente.

“Spuntano sempre nuove paure, difficili da ripulire” mi spiegava lungo la strada.

Lo attendeva un farmacista già vittima di otto rapine che ora studiava per prendere il porto d’armi.

“Racconterò la mia storia in un libro!” ha urlato all’improvviso l’uomo.

Allora Attilio lo ha preso sottobraccio e lo ha portato a prendere una tisana e poi al parco a dare da mangiare alle oche nello stagno. Quando sono tornati il farmacista aveva accantonato il proposito di scrivere un libro, ma ancora rifletteva sull’opportunità di armarsi.

“Uno degli effetti della paura è che un sacco di gente ora scrive libri” mi ha detto sulla via del ritorno. “Si scrive per esorcizzare, per condividere le insicurezze, per sentirsi compresi, rincuorati”.

“Scrivere aiuta”.

“Potrebbero evitare: sono quasi tutti libri di merda”.

Non ha tutti i torti Attilio.

Tornando a casa abbiamo discusso di altre cose.

Gli ho parlato di me, di quello che faccio, di cosa vorrei fare in futuro. Lui ha fatto alcune osservazioni.

E niente: è finita che ho comprato un “Pacchetto formato famiglia”.

Per Natale ho dieci sedute, al costo di otto.

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