Gli effetti dello stress sull’architetto di oggi

stress-italiani-Certamente la problematica più aggressiva per l’architetto moderno è lo stress. Crolla il mito del mestiere creativo e appagante, con grandi pause di riflessione impreziosite da passeggiate lungo il mare o su sentieri di montagna per ritrovare l’ispirazione.
Oggi l’architetto moderno è un tipico stressato contemporaneo con reazioni imprevedibili e momenti di grande intrattabilità che lo trasformano, nel migliore dei casi, in un mammifero asociale ma che può tramutare anche in molto peggio.
Ecco la classifica delle 10 principali mutazioni dell’architetto stressato in ordine di pericolosità per sé e per gli altri:

Al 10° posto – L’in pausa di riflessione: L’architetto stressato, sufficientemente lucido da comprendere come il suo stato psico-fisico cominci a degradare, improvvisamente molla tutto e decide di prendersi un momento di riflessione che può trasformarsi in una serie di attività alternative dagli effetti più o meno benefici. C’è l’architetto che prepara la valigia e parte per la Giamaica, quello che si dedica alla famiglia 20 ore al giorno e quello che cerca di farsela una famiglia visto che fino a quel momento non ha mai avuto il tempo. Molto gettonata è anche la soluzione intellettuale, con architetti che diventano grandi lettori e passano ore ed ore ai giardinetti a leggere i classici. Oppure si comprano un cane e, con la scusa della piscia, vagano 12 ore per tutti i vicoli e le aiuole della città. Altri riscoprono l’amore per l’arte, con tour di musei e gallerie. Come tra fidanzati, la pausa di riflessione nel 90% dei casi, significa che non si ritornerà mai più indietro. Pericolosità: tutto sommato lieve

Al 9° posto – L’assente: C’è una categoria di architetti stressati che semplicemente non prende nessuna contromisura visibile, fino a raggiungere uno stato di (in)coscienza che, da un momento all’altro, raggiunge la saturazione assoluta; per cui l’architetto perde la percezione precisa dello spazio e del tempo. L’architetto stressato-assente si riconosce, in cantiere, quando comincia a raccogliere i chiodi dal pavimento o, in edicola, quando ignora Casabella e si concentra sull’ultimo numero di Cronaca vera. In genere la condizione di assenza dell’architetto stressato è irreversibile, si può provare a recuperarlo al suo dovere sottoponendolo a maratone televisive di “vendo casa” alternati a vecchi filmati di RAIart, tuttavia nella maggior parte dei casi, alla lunga, l’architetto assente abbandona la professione e si dedica al giardinaggio. Pericolosità: quasi nulla

All’ 8° posto – L’ipocalorico : A volte la via della guarigione viene intrapresa iniziando con un cambio drastico della dieta, variazione che sfocia quasi sempre in eccessi allarmanti. Convinto che la strada per la purificazione passi attraverso una dieta più sana, l’architetto stressato elimina dalla sua alimentazione ogni cibo che possa inquinargli lo stomaco, provando a guarire così anche dalla sua gastrite atavica. Questo gli pregiudica quasi automaticamente l’invito a tutti i buffet che frequenta di solito per cenare e gli complica qualsiasi momento di convivialità sul cantiere. In genere la dieta non risolve il problema dello stress ma consente all’architetto di perdere una decina di chili, se è già magro rischia l’evaporazione. Pericolosità: delimitata (e debilitata)

Al 7° posto – Il razionale: in aderenza alla tradizione dell’architetto essere umano dotato di cognizione e coscienza anche critica, lo stressato, nelle fasi iniziali dei disturbi, può decidere semplicemente di rivolgersi ad un medico che gli indichi metodi di guarigione logici e non pericolosi. Ad esempio la pratica dello yoga o semplici suggerimenti come allontanarsi dalle fonti di inquietudine, delegare alcune delle responsabilità o rinunciare a grandi incarichi troppo faticosi. A questa terapia in genere il razionale accoppia la lettura di testi zen o a sedute di autoanalisi con specialisti del ramo. Il successo di questa terapia dipende molto dal tipo di medico che l’architetto stressato incontra; infatti nel caso si tratti di un medico pure lui stressato, il razionale è sulla buona strada per diventare come l’architetto stressato che si trova al 1° posto di questa classifica. Pericolosità: variabile

Al 6° posto – Il salutista: Per sfogare gli effetti dello stress, l’architetto, spesso, può decidere di dedicarsi con grande passione alla pratica sportiva. Tuttavia non basta dedicarsi ad uno sport qualsiasi, occorre scegliere una pratica che costringa l’architetto a grandissimi sforzi fisici, smisurati in relazione alla sua età e alla sua struttura articolare. In questo senso, sono migliaia gli architetti stressati che si dedicano alla corsa. Architetti che prima di allora prendevano lo scooter anche per andare al gabinetto, si travestono da runner e intraprendono faticosissime sedute di allenamento che hanno quasi sempre l’effetto di trasformarli in architetti ai quali al fastidio dello stress si aggiunge presto quello della fascite plantare. Pericolosità: media (e medica)

Al 5° posto – Il neo-adolescente: Sull’orlo del collasso psichico, l’architetto stressato, in piena crisi esistenziale, può decidere di giocarsi le ultime chance prima dell’inevitabile sopraggiungere dell’età matura; questo vuol dire fulminee regressioni giovanilistiche che sfociano in repentini cambi di abbigliamento, frequentazioni di discopub underground o di concerti per teen-ager dove viene sempre scambiato per il genitore di qualche adolescente brufoloso. Questo lo porta ad imbattersi in pesanti umiliazioni che contrasta con sbornie alcoliche da ulcera duodenale. In genere l’architetto retrocede nel comportamento sbarazzino quando si accorge che in ambienti di questo tipo gli danno tutti del “lei”. Pericolosità: ragguardevole

Al 4° posto – Il domestico: Una moltitudine di architetti stressati prova sollievo, o almeno prova ad averlo, dedicandosi con grande trasporto ai piccoli lavori tra le mura di casa. Con grande disperazione di compagne/i, mogli/mariti o genitori che se li ritrovano a ridipingere il soggiorno alle 6 della domenica mattina, oppure ad aggiustare uno scalino in cantina rotto dal 1986. Particolare attenzione va posta agli architetti che decidono di sfogarsi impiegando tutto il weekend in operazioni di bricolage, spendendo centinaia di euro in attrezzatura della quale ignorano il funzionamento. Non meno pericolosi gli architetti che si cimentano in cucina, plagiati da ore ed ore di master chef, prove del cuoco e cucine da incubo o di dimostrazioni pratiche di finger food, slow food, street food ecc. Il punto di non ritorno è quello in cui l’architetto stressato, in forza del suo titolo di studio, decide di procedere autonomamente a grandi operazioni di ristrutturazione del proprio appartamento, pretendendo di operare il salto di qualità che in genere si risolve in una causa con il condominio. Pericolosità: seria

Al 3° posto – Il mistico: Sopraffatto dallo stress, l’architetto in crisi anche di lucidità, si affida a pratiche pseudo-religiose esercitando riti sciamanici o abbracciando nuovi culti spesso di origine orientale. Così, da un momento all’altro, l’architetto stressato diventa irreperibile poiché impegnato in pellegrinaggi lungo percorsi sterrati in compagnia di vecchissimi sacerdoti scalzi e dalla barba lunghissima. Oppure si ritirano per qualche settimana in conventi di montagna, chiusi in una celletta dove, dopo giorni di isolamento, non resistono alla tentazione di progettare una nuova distribuzione per l’intero complesso comprensivo di un arredo minimo per la cellula abitativa dei monaci. Pericolosità: intensa

Al 2° posto – Il polemista: A volte lo stress sfocia in pericolose manifestazioni di ira che l’architetto può manifestare in molteplici modi, sia orali che scritti. Se l’architetto, ad esempio, frequenta ambienti istituzionali (consigli comunali, assemblee di condominio, collegi professionali) diventa assolutamente intrattabile, assume sempre posizioni impopolari sollevando continue obiezioni, fino ad essere isolato. La rabbia del polemista si manifesta però anche via social, principalmente verso il mondo del lavoro, la burocrazia, i colleghi e ovviamente il governo. Un architetto stressato polemista si riconosce immediatamente dalla sua bacheca di facebook dove pubblica insulti o articoli di sovversivi con la frequenza di 4 all’ora. Pericolosità: grave (e greve)

Al 1° posto – L’impasticcato: Nel tentativo di aumentare le proprie capacità cognitive e di accelerare i tempi di esecuzione delle varie incombenze, l’architetto stressato da solo o su suggerimento di medici-santoni si affida all’assunzione di medicinali che agiscono principalmente sul sistema nervoso. Si tratta di calmanti, stimolanti e sonniferi misti a spray o balsami miracolosi. Questo mix di farmaci trasforma l’architetto stressato-impasticcato in un esperto di principi attivi ed effetti collaterali, che ingurgita enormi pasticche colorate come se fossero Zigulì, perdendo la concezione del tempo e fissando appuntamenti alle 5 del mattino. La deriva dell’impasticcato è lo scivolamento verso forme di dipendenza tossica, che solo nell’1% dei casi ne migliorano l’inventiva. Pericolosità: fortissima

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