Ernesto, gallo stonato

galloOgni anno che passa mi è sempre più complicato decidere quale sia la mia personale colonna sonora dell’estate. Da adolescente, lo ammetto, era più semplice. Ci fossero ancora i Righeira in attività, ne sono certo, non avrei di questi problemi. Tuttavia, prima che sia troppo tardi, devo decidere. Settembre arriva in un attimo.

Stamattina ho scelto: la mia colonna sonora di quest’estate non sarà una canzone ma il canto del gallo stonato che vive nell’orto sotto casa mia.

Questo gallo (non da solo, ma insieme ma ad alcune galline), si è trasferito nel nostro quartiere a Novembre scorso. La mia sensazione è che, all’inizio, questo gallo non fosse stonato. O cantava bene o non cantava per niente. Oppure, siccome faceva freddo, cantava al chiuso ed io non lo sentivo.

Questo problema di accordatura si è manifestato intorno alla metà di Marzo, forse si tratta di una forma allergica o di una raucedine mal curata, fatto sta che il gallo, che io ho ribattezzato Ernesto dal nome di un mio amico stonato che si ostina a partecipare a tutti i karaoke di zona, da un certo momento in poi ha iniziato a cantare il tradizionale verso del gallo, ovvero il “chichirichi”, con evidenti sbavature. Cioè ogni “chi”, compreso il “ri” di intermezzo, viene eseguito in una tonalità differente. Il risultato finale è orribile.

Per la cronaca, Ernesto inizia a cantare ogni giorno alle cinque in punto. Prima dello spostamento dell’orario da solare a legale, iniziava alle sei. Questo a testimonianza che Ernesto è un gallo preciso e che soprattutto non possiede orologi. Canta per circa 2 ore e mezza, tre. Dopodiché si silenzia. Insieme a lui c’è un leggero coro di galline che si producono nel loro canonico “coccodè” di sottofondo. Verso le 6 arrivano anche le rondini: storni velocissimi accerchiano il fabbricato e tutte insieme frignano, anzi garriscono (così si dice). Alcuni merli, che sostano sugli alberi del cortile, seguono questo volo con circospezione, comunicando tra di loro con il caratteristico zufolio. Ci sono pure vari cani nel circondario e d’estate vivono tutti sui balconi. In genere sono silenziosi ma basta che uno di loro scenda in strada al guinzaglio del padrone che tutti gli altri iniziano ad abbaiare. E il cane in strada risponde. Si forma così una sorta di discussione canina di massa che si interrompe solo quando il padrone riporta il cane a casa. Centinaia di rondini con la loro voce stridula, alcuni merli, un numero imprecisato di cani e una decina di galline si uniscono al canto stonato di Ernesto.

Che però, con le sue evidenti sbavature, li sovrasta tutti. Io dal mio letto, quando canta Ernesto sento chiaramente il suo “chichirichi” stonato. All’inizio questa particolarità poteva anche sembrare divertente ma alla lunga è evidente che diventi un grave problema. Per me, e per chi come me, lo ascolta, intendo. Non credo, infatti, che Ernesto abbia coscienza di essere stonato, sia il gallo che il mio amico, intendo dire. Forse lui pensa di essere un grande artista, un Josè Carreras insonne, mi riferisco al gallo ovviamente.

Un mattino sono sceso in cortile e dall’altra parte della rete ho iniziato a fissare Ernesto il gallo stonato. Erano le 9 del mattino quindi aveva già smesso di cantare. Si muoveva rapido nell’aia, con la sua cresta ben pettinata e le zampette agili. Ho cercato di capire se fosse l’unico gallo del pollaio o ce ne fossero altri: era l’unico. Quindi Ernesto era lui senza ombra di dubbio. Poi ho atteso qualche minuto, sperando che si producesse in uno dei suoi acuti che tanto energicamente esegue nella fascia oraria 5-8, ma niente. Evidentemente Ernesto oltre un certo termine non si ripete. Come Paganini. Si limitava al massimo a qualche beccata in giro e ad una ronda circolare per controllare che nessuna gallina oltrepassasse il limite consentito.

Si capiva che il capo è lui.

Per un attimo ho avuto anche la tentazione di attirarlo fuori con una scusa e poi di sequestrarlo. Infilarlo in un sacco e portarlo a decine di chilometri di distanza dove lo avrei abbandonato nei pressi di un take away o accanto ad un’azienda agricola che, eventualmente, avrebbe potuto prendersi cura di lui. D’altronde Ernesto mi pare già un gallo adulto. Forse presto sarà sostituito da un gallo nuovo, magari intonato. Per me, confesso, è già tanto se Ernesto arriva a Natale, ma non so se questa è una previsione o una speranza.

Ma per questa stagione Ernesto canterà, stonando, ogni mattino, ed io non potrò fare a meno di sentirlo, neanche chiudendo tutte le imposte. Mi sveglierà, spesso.

Ma mi sono ripromesso che non andrò a rapirlo né a tirargli il collo, innanzitutto per motivi umanitari e poi perché non ne ho il coraggio.

E questa del 2017, sarà per me l’estate di Ernesto, gallo stonato.

 

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